SAN PIO X, ORA PRO NOBIS

L’arcivescovo si trasferisce a Venezia, dove è accolto con tanto entusiasmo. I suoi primi atti sono manifestazioni di deferenza verso Venezia e i suoi costruttori. Fa visita alle autorità, pur sapendo che la maggior parte gli è ostile, e ai membri del governo con grande delicatezza.
Come al solito, vuole conoscere i preti, per i quali istituisce conferenze scientifiche dove si possono perfezionare nelle conoscenze umane, veglia sull’insegnamento del catechismo, convoca i sinodi e riorganizza i seminari.

Il Cardinale trova che ci sia poca devozione verso l’Eucaristia, così chiede che il V congresso eucaristico nazionale italiano venga fatto a Venezia. È una festa stupenda, con gli abitanti sulle gondole nel Canal Grande e in testa c’è il Cardinale che tiene alto il Santissimo; oltre alle grandi feste, va anche a visitare i carcerati e distribuisce la Comunione ad alcuni di essi.
A Venezia viene chiamato il Cardinale dei poveri. La sua generosità è sempre grande, dà a tutti senza rimanere indifferente verso nessuno. Si preoccupa anche degli operai, le cui situazioni spesso erano miserevoli e li aiuta con tutto se stesso.

Oltretutto, sviluppa gruppi parrocchiali di uomini e giovani per la votazione dei veri cristiani, che ha una rilevanza importante anche verso i comuni, i quali reintrodurranno il catechismo nelle scuole.

ELEMENTI DI CATECHESI - 24: LA NASCITA DI GESU’ CRISTO

Dove nacque Gesù Cristo?
Gesù Cristo nacque a Betlemme in una stalla, e fu posto in una mangiatoia. 

I profeti avevano predetto che il Messia sarebbe stato di Nazareth. Michea, alcuni secoli prima, aveva precisato che il luogo di nascita sarebbe stato Betlemme, in Giudea: E tu Betlem, tu sei piccola tra le mille città di Giuda; ma da te uscirà Colui che deve essere il dominatore di Israele (5, 2). A Betlemme furono inviati i Magi da Erode, che si era informato con esattezza dai sacerdoti sul luogo e sul tempo in cui doveva nascere il promesso re e messia d’Israele. 

San Luca narra con precisione di particolari come il Verbo incarnato nacque a Betlemme e come fu posto in una mangiatoia, che Gli servì da culla.
In quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto per il censimento di tutto l’impero... E tutti andarono a dare il loro nome, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazareth, alla città di Davide (Betlemme), per dare il suo nome insieme a Maria sua sposa, che era incinta. Or mentre essi si trovavano in quel luogo, giunse per Lei il momento del parto, e diede alla luce il suo figlio primogenito, Lo avvolse in fasce e Lo pose a giacere in una mangiatoia, perché non c’era posto per essi all’albergo (Lc, 1, 1-8).

La nascita di Gesù Cristo avvenne probabilmente nell’anno 748 dalla fondazione di Roma. Nel computo degli anni si conta come se il primo anno della vita di Cristo (anno I dell’era cristiana) corrispondesse al 753 di Roma, ma in questo calcolo vi è un errore di alcuni anni.

LUCE DELLE MONTAGNE

Questo >romanzo, capolavoro del padre Franz Weiser SJ, pur essendo breve, ricorda Dostoevsky per la sua narrativa appassionante, il suo realismo, la sua profondità psicologica, e la sua straordinaria potenza, sia emozionale che spirituale. La traduzione italiana è da raccomandare per il suo stile scorrevole, conciso, ed idiomatico, anche se tende ad abbreviare il testo ed a trascurare la raffinatezza e sottigliezza letterarie e poetiche dell’originale tedesco.

Il trattamento rigoroso fatto dall’autore, delle virtù giovanili e la luce con la quale ne illumina la bellezza, prestano al libro un grande valore ed una grande attualità per la nostra epoca, caratterizzata da una dissoluzione morale e da una perdita di Fede quasi universali, e da parte dei giovani in particolare. Per questo, la lettura del libro conviene altamente ai giovani di oggi, per ispirarli e per formarli a vivere da buoni cattolici in un ambiente sempre più ostile alla loro salvezza; ma conviene anche agli adulti per esaminare la propria condotta passata e per convertirsi, e, se sono sposati, per chiedersi quale modello rappresentino per i loro figli, e quale educazione gli forniscano. 

LA FESTA DELL'IMMACOLATA

Nel 1830 santa Catherine Labouré, novizia nel monastero parigino delle Figlie della Carità, fece coniare una medaglia (detta poi la Medaglia miracolosa) che riportava le seguenti parole, da lei viste durante un’apparizione della Vergine Maria: «O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi». Più volte santa Bernadette Soubirous chiese alla Signora della Grotta di Lourdes il suo nome, ma la Madonna sorrideva e non rispondeva, poi, il 25 marzo 1858 la Vergine Maria si rivelò in occitano, la lingua locale: «que sòi era inmaculada concepcion», ovvero «Io sono l’Immacolata Concezione».

Bernadette non comprendeva il significato di quelle parole, perciò ripeté fra sé questa frase per non dimenticarla e corse a dirla al suo parroco, il quale ne rimase profondamente turbato: quattro anni prima, l’8 dicembre 1854, con la bolla Ineffabilis Deus, il beato Pio IX aveva promulgato il dogma dell’Immacolata Concezione, secondo cui, sola fra tutti gli esseri umani, la Vergine Maria era stata concepita senza la macchia del peccato originale. A Lourdes la Madonna non disse soltanto, come in rue du Bac, che era stata concepita senza peccato, ma «Io sono l’Immacolata Concezione!». Come sempre è stato la proclamazione del dogma non ha introdotto una novità, ma ha semplicemente coronato una lunghissima e santa Tradizione. Già i Padri della Chiesa d’Oriente, nell’esaltare la Madre di Dio, avevano avuto espressioni che la cantavano libera dal peccato originale. L’avevano definita «intemerata», «incolpata», «bellezza dell’innocenza», «più pura degli Angeli», «giglio purissimo», «nube più splendida del sole, immacolata».

LAVORETTO DI NATALE PER I BAMBINI: IL PRESEPE

Ci stiamo avvicinando all’Avvento, il periodo di quattro settimane che precede il Santo Natale.
Sappiamo che, durante questo tempo, è utile e assai fruttuoso preparare le nostre anime ad accogliere il più devotamente possibile il Bambinello Gesù; ci possiamo impegnare ad esercitare una particolare virtù, possiamo offrire al Bambinello tutte le offese, le tentazioni, i sacrifici, possiamo digiunare e fare qualche mortificazione... tutto a maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime.

Come possiamo preparare i bambini alla venuta del Bambino Gesù?

Ecco un lavoretto dedicato proprio a loro. L’ho riproposto più volte negli anni precedenti ai bambini tra i 6-10 anni, durante le lezioni di catechismo, e posso assicurare che è sempre piaciuto molto.
Estremamente facile, ma anche molto significativo: si tratta di realizzare un Presepe durante le quattro settimane dell’Avvento. I bambini dovranno fare i fioretti di ogni personaggio che vorranno inserire nel loro lavoretto.
Senza prolungarmi oltre (è più facile a farsi che a dirsi!):

SAN PIO X, ORA PRO NOBIS

Aforisma

Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!

La vita
 
Giuseppe Sarto nasce a Riese, in provincia di Treviso, il 2 giugno 1835.
Secondogenito di dieci figli, Giuseppe viene cresciuto in una vera famiglia cristiana, dove impara a pregare e a parlare con Gesù. Ragazzo intelligente e volenteroso, Giuseppe aiuta spesso il professore nelle lezioni, quando c’è qualcuno che ha bisogno di ripetere o quando il maestro deve assentarsi.

Impara alla svelta e molto bene anche il catechismo, gli piace molto essere un giovane cantore e serve così devotamente la S. Messa che la madre crede di vedere sull’altare un angelo.
Col tempo, cresce in lui il desiderio di farsi prete, ma i genitori non possiedono abbastanza denaro per gli studi. Tuttavia, lo rincuora il parroco dicendo che se Dio lo chiama, sicuramente sistemerà tutto.

Nel frattempo, come ogni ragazzo, Giuseppe si dedica maggiormente alla scuola e ai giochi, organizzando varie competizioni con gli amici e pregando insieme a loro nel Santuario di Cendrole dedicato alla Madonna Assunta.
In casa i lavoretti non mancano, Giuseppe aiuta sempre volentieri i genitori e a fine giornata la famiglia si riunisce tutta per pregare e parlare seriamente.

ELEMENTI DI CATECHESI - 23: LA NATURA DIVINA E UMANA DI GESU’ CRISTO

In Gesù Cristo sono due nature?
In Gesù Cristo sono due nature: la natura divina e la natura umana.

Che in Gesù Cristo vi siano la natura divina e la natura umana è evidente in ogni pagina del Vangelo.
Si pensi alle nozze di Cana (Gv 2, 1-13): Gesù Cristo, perché ha natura umana, siede a mensa, ristora il corpo con cibo e bevanda, pensa, parla, interroga, risponde; con la natura divina, cambia l’acqua in vino, servendosi dell’umanità come strumento congiunto con la Divinità.
Si pensi anche Gesù davanti alla tomba di Lazzaro: con la natura umana, Gesù si porta davanti al sepolcro, versa lacrime, freme, la lingua pronuncia il grande comando; con la natura divina, Gesù resuscita Lazzaro, dopo che il cadavere era già decomposto da quattro giorni.

Avendo la natura divina - perché Gesù è vero Dio - Gesù agiva come Dio e operava miracoli, leggeva nei cuori, vedeva il futuro ecc.
Avendo la natura umana - perché Gesù è vero uomo - Gesù Cristo ebbe un corpo e un’anima, perciò nacque, soffrì la fame nel digiuno, amò i suoi discepoli, volle compiere la volontà del Padre e sulla croce il corpo restò cadavere e Gesù emise lo spirito.

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 22/IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

SESSIONE XXIV (11 novembre 1563) 
Dottrina sul sacramento del matrimonio. 

Il vincolo del matrimonio fu dichiarato solennemente perpetuo e indissolubile dal primo padre del genere umano quando disse, sotto l’ispirazione dello Spirito santo: Questo, ora, è osso delle mie ossa e carne della mia carne. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla propria moglie: e saranno due in una sola carne (375).

Che questo vincolo dovesse unire e congiungere due persone soltanto, Cristo Signore lo insegnò più apertamente, quando, riferendo quelle ultime parole come pronunciate da Dio, disse: Quindi, ormai non sono più due, ma una sola carne e immediatamente confermò la stabilità di quel vincolo, affermata da Adamo tanto tempo prima, con queste parole: L’uomo, quindi, non separi quello che Dio ha congiunto (376).

Lo stesso Cristo, autore e perfezionatore dei santi sacramenti, con la sua passione ci ha meritato la grazia, che perfezionasse quell’amore naturale, ne confermasse l’indissolubile unità e santificasse gli sposi. Cosa che Paolo apostolo accenna, quando dice: Uomini, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la chiesa ed ha sacrificato se stesso per essa (377). E poco dopo soggiunge: Grande è questo sacramento. Io dico in Cristo e nella chiesa (378).
Poiché, quindi, il matrimonio nella legge evangelica è superiore per la grazia di Cristo agli antichi matrimoni, giustamente i nostri santi padri, i concili e la tradizione della chiesa universale hanno sempre insegnato che si dovesse annumerare tra i sacramenti della nuova legge.

IL DISEGNO TENEBROSO

Guai a voi, maestri della legge, perché avete portato via la chiave della vera scienza: voi non ci siete entrati e non avete lasciato entrare quelli che avrebbero voluto: con queste tremende parole (Luca, 11, 52) Gesù Cristo rimprovera ai farisei il loro tradimento nei confronti della Legge divina e, nello stesso tempo, la loro superbia e la loro ipocrisia, che ha chiuso le porte dell’ovile alle pecorelle che avrebbero voluto entrarvi.

Il rimprovero di Cristo è di terribile attualità ai nostri giorni, quando la Chiesa cattolica pullula di tanti piccoli Narcisi, malati di ego, che cambiano a piacimento gli insegnamenti del divino Maestro, secondo l’estro e l’ispirazione del momento, bramosi di strappare applausi, di piacere al mondo, stravolgendo il Vangelo e trasformandolo in uno show permanente, dove la cosa più importante sono gli indici di gradimento e dove non c’è gesto, per quanto demagogico, né arringa, per quanto populista, che non si farebbero, pur di riuscire graditi al “pubblico”. 
Infatti, in un simile contesto, non si può più parlare di “fedeli” in senso proprio, ma solo di spettatori, a loro volta incoraggiati a perseguire, ciascuno, il trionfo del proprio piccolo ego, a pavoneggiarsi nel loro vacuo narcisismo, secondo il (pessimo) esempio dei pastori degenerati.

ALL'USCITA DALLA MESSA...MODERNA

La “Messa” è appena finita.
All’uscita la chiesa è tutto un tripudio di bandierine, disegnini e palloncini; il parroco è lì a sorridere, a ringraziare e a dare la mano a tutti.

«Ma, padre, è cambiata la liturgia?»
«Perché?»
«Ma, perché Domenica scorsa, con l’altro prete, ne ho ascoltata un’altra»
«E allora?»
«Beh! Mi piacerebbe sapere qual è quella giusta!»
«Ma non c’è la giusta e la sbagliata. Ogni prete fa un po’ come ritiene meglio»
«Ah! Quindi ogni prete può fare un po’ come vuole!»
«Beh! Lo credo bene! Prova ne è che il vescovo ci lascia fare e non ha niente da ridire»
«Neanche sul fatto che non indossate la pianeta e portate solo abiti borghesi? Padre… ma almeno la stola!»
«E questa cos’è?»
«Mah! A me sembra una sciarpa firmata!»
«Ma, no, caro amico, è una stola adatta per la bisogna… oggi è una giornata un po’ scura… un po’ di colore è quello che ci vuole»
«Scusi, e il vescovo che dice?»
«Il vescovo? Neanche lui indossa la pianeta. Figuriamoci, prima di diventare vescovo non portava nemmeno una piccola croce!»
«Neanche la stola?»
«Lui ne ha una che gli ha regalato il Papa… con i colori dell’arcobaleno»
«Beh! Non c’è che dire, i tempi sono cambiati»
«Eccome! Fortunatamente c’è stato il Concilio!»
«Ma come, neanche inginocchiarsi davanti all’Ostia consacrata?»
«Suvvia! Mi sembra che lei venga dall’altro mondo… è finito il tempo in cui si facevano i salamelecchi al Signore»

ELEMENTI DI CATECHESI - 22: INCARNAZIONE DI GESU’ CRISTO

In che modo il Figlio di Dio si è fatto uomo?
Il Figlio di Dio si è fatto uomo prendendo un corpo e un’anima come abbiamo noi, nel seno purissimo di Maria Vergine, per opera dello Spirito Santo.

Per farsi uomo, il Figlio di Dio doveva unire a sé e assumere nella sua divina persona un’anima e un corpo umano, ed essere un solo io, una sola persona nella natura umana così assunta. Il Figlio di Dio volle farsi Figlio della Santissima Vergine Maria per avere da Lei un corpo umano, cui fu unita l’anima, creata immediatamente da Dio.
Il prodigio dell’unione personale o ipostatica del Verbo con la natura umana si compì nel seno purissimo della Vergine non per opera di un uomo, ma dello Spirito Santo, appena Ella ebbe dato il suo consenso all’angelo: Avvenga in me secondo la tua parola. In quel momento il Verbo divino scese in Lei, l’anima fu creata direttamente da Dio e si unì al corpo che cominciava a formarsi.
Il prodigio si compì per opera delle tre divine Persone, ma siccome è il frutto dell’amore infinito di Dio, è attribuito in modo speciale allo Spirito Santo, che è l’Amore sostanziale tra il Padre e il Figlio.

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 21/IL SACRAMENTO DELL'ORDINE

SESSIONE XXIII (15 luglio 1563)
Dottrina vera e cattolica sul sacramento dell’ordine e condanna degli errori del nostro tempo.

Capitolo I


Il sacrificio e il sacerdozio per divino ordinamento sono talmente congiunti che l’uno e l’altro sono esistiti sotto ogni legge. E poiché nel nuovo Testamento la chiesa cattolica ha ricevuto dalla istituzione stessa del Signore il santo visibile sacrificio dell’eucarestia, bisogna anche confessare che vi è in essa anche il nuovo e visibile sacerdozio, in cui è stato trasferito l’antico (354).
Che poi questo sia stato istituito dallo stesso Signore e salvatore nostro, e che agli apostoli e ai loro successori nel sacerdozio sia stato trasmesso il potere di consacrare, di offrire e di dispensare il suo corpo e il suo sangue; ed inoltre di rimettere o di non rimettere i peccati, lo mostra la sacra scrittura e lo ha sempre insegnato la tradizione della chiesa cattolica.

Capitolo II

Il ministero annesso ad un sacerdozio così santo è cosa divina, fu perciò conveniente che, per esercitarlo più degnamente e con maggiore venerazione, nell’ordinata articolazione della chiesa vi fossero più ordini di ministri e diversi fra loro, che servissero, per ufficio loro proprio, nel sacerdozio, e fossero così distribuiti, che quelli che fossero stati già insigniti della tonsura, attraverso gli ordini minori salissero ai maggiori.

CONTRO IL MODERNISMO - 4: IL MODERNISTA CREDENTE

Abbiamo parlato del modernista filosofo. Ora, giungendo al credente, cerchiamo di capire la differenza, nel medesimo modernista, tra credente e filosofo.
Il filosofo ammette come oggetto della fede la realtà divina, limitandola ad un sentimento od affermazione presenti nell’animo del credente. In questo modo, non oltrepassa la sfera del fenomeno, né si preoccupa se questa realtà esista o meno al di fuori del sentimento e dell’affermazione.
Il credente, invece, non dubita che la realtà del divino esiste per se stessa, e non dipende dal credente.
Questa asserzione del credente, per i modernisti, si basa sull’esperienza individuale di ciascun uomo; i modernisti si allontanano in questo modo dai razionalisti e si avvicinano all’opinione degli pseudo-mistici.

Secondo i modernisti, infatti, il credente arriva alla realtà divina senza alcun intermediario, ma tramite un intuito del cuore; questa auto-persuasione dell’esistenza di Dio sarebbe molto più convincente di qualsiasi altra scoperta scientifica, e quindi molto superiore a qualsiasi esperienza razionale. Come si spiega che vi siano alcuni uomini che negano questa esperienza allora?

SANT'OMOBONO, ORA PRO NOBIS

Aforisma

"I denari che distribuiamo ai poveri li troveremo al di là della tomba e ci arricchiranno per tutti i secoli eterni."

La vita

Omobono si fece santo nella sua bottega da mercante tra le agitazioni ed i rumori dei negozi.
Nacque a Cremona l’anno 1157 da pii negozianti che sapevano unire le loro faccende alla pratica costante dei doveri cristiani; e nel Battesimo fu chiamato Omobono.

Fatto grandicello, senza aver appreso lo studio delle lettere, iniziò a lavorare al negozio nella bottega paterna. Egli si mostrò così prudente ed esatto nel vendere e nel comprare, che trasse l’ammirazione di tutti i cittadini.
Semplice e verace nelle sue parole, contento d’ogni piccolo guadagno, riceveva e licenziava ognuno con tutta dolcezza e cortesia. Per quanto fossero aspri e capricciosi gli avventori, la pazienza di Omobono era sempre la stessa; si comprasse o si rigettasse con disprezzo la sua merce, era sempre inalterabile e di viso allegro, ed aveva sempre la stessa urbanità, la stessa piacevolezza e buon tratto per tutti.

La folla, il tumulto e il concorso di gente non interrompeva mai la sua unione con Dio; e quantunque fosse obbligato a rispondere a persone di umore diverso, di gusto particolare e talvolta irragionevole, egli soddisfaceva ognuno con la stessa ilarità e mansuetudine.

ELEMENTI DI CATECHESI - 21: ORIGINE E CADUTA DELL’UOMO (ultima parte)

Come si chiama il peccato a cui Adamo assoggettò gli uomini con la sua colpa?
Il peccato a cui Adamo assoggettò gli uomini con la sua colpa, si chiama originale, perché, commesso al principio dell’umanità, si trasmette con la natura agli uomini tutti nella loro origine.

Si dice “originale” prima di tutto perché fu commesso all’origine dell’umanità, da colui che fu la radice del genere umano, e perché, infine, ogni uomo lo contrae nella sua origine, cioè nel momento stesso in cui diventa uomo, quando l’anima si unisce al corpo in formazione nel grembo materno.
Il peccato originale in Adamo fu attuale e volontario; nei suoi discendenti è volontario solo in quanto discendono da lui.
L’appellativo “originale” serve a distinguere il peccato di Adamo da quelli attuali commessi volontariamente dagli altri uomini e che non si trasmettono da padre in figlio.

RIFLETTO:
Dio ha permesso che noi contraessimo il peccato originale, da cui ci liberò nel santo Battesimo!

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 20/IL SANTISSIMO SACRIFICIO DELLA MESSA

SESSIONE XXII (17 settembre 1562)
Dottrina e canoni sul santissimo sacrificio della messa.

Il sacrosanto concilio ecumenico e generale Tridentino, riunito legittimamente nello Spirito santo, sotto la presidenza degli stessi legati della sede apostolica, perché sia mantenuta nella chiesa cattolica e conservata nella sua purezza l’antica, assoluta, e sotto qualsiasi aspetto perfetta dottrina del grande mistero dell’eucarestia contro gli errori e le eresie, illuminato dallo Spirito santo, insegna, dichiara e intende che su essa, come vero e singolare sacrificio, sia predicato ai popoli cristiani quanto segue.

Capitolo I

Poiché sotto l’antico testamento (secondo la testimonianza dell’apostolo Paolo (332)) per l’insufficienza del sacerdozio levitico, non vi era perfezione, fu necessario - e tale fu la disposizione di Dio, padre delle misericordie, - che sorgesse un altro sacerdote secondo l’ordine di Melchisedech, e cioè il signore nostro Gesù Cristo, che potesse condurre ad ogni perfezione tutti quelli che avrebbero dovuto essere santificati. Questo Dio e Signore nostro, dunque, anche se una sola volta (333) si sarebbe immolato sull’altare della croce, attraverso la morte, a Dio Padre, per compiere una redenzione eterna; perché, tuttavia, il suo sacerdozio non avrebbe dovuto tramontare con la morte, nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito (334), per lasciare alla chiesa, sua amata sposa, un sacrificio visibile (come esige l’umana natura), con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto una sola volta sulla croce, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo, e la cui efficacia salutare fosse applicata alla remissione di quelle colpe che ogni giorno commettiamo; egli, dunque, dicendosi costituito sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech (335), offrì a Dio padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino, e lo diede, perché lo prendessero, agli apostoli (che in quel momento costituiva sacerdoti del nuovo testamento) sotto i simboli delle stesse cose (del pane, cioè, e del vino), e comandò ad essi e ai loro successori nel sacerdozio che l’offrissero, con queste parole: Fate questo in memoria di me (336), ecc., come sempre le ha intese ed ha insegnato la chiesa cattolica.

OTTO SETTEMBRE: FESTA DELLA NATIVITA' DELLA BEATA VERGINE MARIA

Quella sera, parliamo di una sera di oltre duemila anni fa, Gerusalemme sembrava vestita a festa, le colline che la circondavano sembravano ricoperte di un abito più bello: il sole, tramontando, rifletteva i suoi ultimi raggi sulla città, risplendente d’oro e d’argento e sulle piccole montagne, dando loro un aspetto magnifico.
Il cielo era azzurro intenso, le nuvole, che si potevano vedere da lontano qua e là, erano dipinte di rosa carico ed una pace infinita regnava in tutti i luoghi.
In una piccola e povera casetta, nei pressi del grandioso tempio, nasceva una bambina bellissima e delicatissima: i suoi genitori, Gioacchino e Anna, sembravano contemplare quel fiore meraviglioso e non trovavano parole sufficienti per ringraziare il Signore di aver dato loro quel grande dono.
Chi può dire o immaginare la felicità di Gioacchino e Anna alla nascita della loro Figlioletta? Era tanto tempo che la desideravano e finalmente Dio li aveva consolati nella loro vecchiaia, perché la Madonna nacque quando già i suoi genitori erano piuttosto avanti negli anni e non si aspettavano più la venuta di una bambina. Quante volte avevano pianto pregando il Signore che ascoltasse le loro preghiere! Finché in una giornata felice un Angelo annunciò loro che presto una bambina sarebbe venuta a portare quella gioia e quella serenità tanto attesa.

LA DEVOZIONE DEI PRIMI CINQUE SABATI

La Grande Promessa di Fatima

Terminate le sei apparizioni ai tre pastorelli, il 10 dicembre 1925 la Madonna apparve nuovamente a Lucia con al suo fianco, sospeso su una nube luminosa, un bambino.

La Santissima Vergine, mettendole la mano sulla spalla, le mostrò con l’altra un cuore circondato di spine. Contemporaneamente il Bambino disse: “Abbi compassione del Cuore della tua Santissima Madre, coronato di spine che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infliggono, senza che ci sia chi faccia atti di riparazione per strapparle.”.

In seguito la Vergine disse: “Guarda, figlia mia, il mio Cuore coronato di spine che gli uomini ingrati trafiggono in ogni momento con bestemmie e ingratitudini. Tu almeno cerca di consolarmi, e da parte mia annuncia che Io prometto di assistere, nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza, tutti quelli che nel primo sabato di cinque mesi consecutivi si confesseranno, riceveranno poi la Santa Comunione, diranno una corona del Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti, meditandone i misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazione”.

CHIESA E IMMIGRAZIONE/12: L'ISLAM APPROFITTA DELLA DEBOLEZZA DEL MONDO OCCIDENTALE, LAICIZZATO E SENZA CONVINZIONI

Il cardinal Giacomo Biffi qualche tempo fa ha pubblicato due interessantissimi libretti (Islàm e Cristianesimo, 6 agosto 2000. La città di San Petronio nel terzo millennio, 12 settembre 2000) ed è stato uno dei primi ad aver scritto che il problema della migrazione di massa d’interi popoli musulmani (che non vogliono rinunciare alle loro tradizioni, anzi vogliono imporle) in Europa e in Italia è molto grave, drammatico e reale. Occorre, perciò, affrontarlo con realismo e coraggio.

[…] L’Europa e l’Italia non sono un deserto – continua il porporato – senza storia né tradizione, da popolare indiscriminatamente, senza rispettare il loro patrimonio culturale e spirituale che non deve andar smarrito, ma non è difeso proprio da coloro che dovrebbero farlo (i Governanti e i Chierici).

[…] Se i musulmani, continua Biffi, vogliono restare estranei e diversi per farci diventare come loro ed imporre l’Islàm, dobbiamo difenderci. Il cardinale conclude: l’Europa o ridiventerà sinceramente e profondamente cristiana, o diverrà musulmana. Se non recupera le sue radici e la sua linfa non reggerà all’assalto. Solo la riscoperta del cristianesimo e la resurrezione della Cristianità potrà farci resistere all’attacco che (scriveva nel 2000 Biffi) non mancherà, e oggi è in atto sotto gli occhi di tutti. Speriamo che la drammaticità della situazione risvegli la sana ragione e la Fede, che sono obnubilate dai Governanti e dai Pastori.

ELEMENTI DI CATECHESI - 20: ORIGINE E CADUTA DELL’UOMO (terza parte)

L’uomo quale destino ebbe da Dio?
L’uomo ebbe da Dio l’altissimo destino di vedere e godere eternamente Lui, Bene infinito, e perché questo è del tutto superiore alla capacità della natura umana, egli ebbe insieme, per raggiungerLo, una potenza soprannaturale che si chiama grazia.

Adamo era stato creato per la gloria e la felicità del Cielo. Se non avesse peccato, dopo aver trascorso un certo tempo sulla terra, sarebbe stato assunto in Cielo a vedere e godere Dio per tutta l’eternità. E così anche per i suoi discendenti.

Vedere e godere direttamente di Dio è del tutto superiore alla capacità umana, nel senso che l’uomo può conoscere Dio per mezzo delle creature, ma non per come è in Se stesso, e vederLo quale è nel suo splendore e nel mistero trinitario. Dalla conoscenza naturale di Dio attraverso le creature sorgerebbe nell’anima un gaudio naturale; ma senza la visione diretta di Dio nel lume della gloria, l’uomo non può possedere, amare, servire perfettamente Dio e goderLo nel suo gaudio soprannaturale e ineffabile.

Dio, nel creare l’uomo, lo ha dunque elevato ad un fine superiore alle esigenze della natura, destinandolo infatti al gaudio della gloria eterna del Cielo. Questo fine, superiore alle capacità dell’uomo come l’intelligenza, la volontà e altre forze puramente naturali, è raggiungibile solo per via della grazia.

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 19/CANONI SULLA COMUNIONE

SESSIONE XXI (16 giugno 1562)
Dottrina della comunione sotto le due specie e dei fanciulli.

Proemio

Il sacrosanto concilio ecumenico e generale Tridentino, legittimamente riunito nello Spirito santo, sotto la presidenza dei medesimi legati della sede apostolica, poiché per le arti dell’iniquissimo demonio sono state messe in giro, in diversi luoghi, cose mostruose sull’adorabile e santissimo sacramento dell’eucarestia, per cui in alcune province molti sembrano essersi allontanati dalla fede e dall’obbedienza della chiesa cattolica, crede che a questo punto debbano esporsi le verità che riguardano la comunione sotto le due specie e la comunione dei fanciulli.

Esso, quindi, proibisce assolutamente a tutti i fedeli cristiani di osare di credere, insegnare, predicare diversamente, in seguito, su questi argomenti, da quanto è stato spiegato e definito con questi decreti.

LETTURA DEL LIBRO DI GIUDITTA

La pietà cristiana ha sempre visto nell’eroina ebrea Giuditta una figura dell’Immacolata, immune da ogni contagio di peccato e trionfatrice sul serpente infernale. Dopo che Giuditta ebbe mostrato al popolo la testa del generale, tutti l’acclamarono come liberatrice e la colmarono di applausi e benedizioni, che la Liturgia applica all’Assunta, debellatrice di ben altro nemico: Satana.

La storia di Giuditta

Oloferne, capo supremo della milizia del re degli Assiri, Nabucodonosor, ricevette l’ordine di conquistare tutte le città dell’occidente che avevano disprezzato l’impero del re.
E partì, egli e tutto l’esercito, con le quadrighe ed i cavalieri e gli arcieri, che coprivano la faccia della terra come locuste. (3, 11)

Oloferne espugnò numerosissime città fortificate, depredò tutte le ricchezze dei vari popoli e divenne così temuto che ottenne la resa dei re e principi della Mesopotamia, della Siria di Sobal, della Libia e della Cilicia; ma nonostante fosse accolto benignamente da questi popoli, Oloferne distrusse le loro città e tagliò tutti i boschi sacri, avendogli comandato Nabucodonosor di sterminare tutti gli dèi della terra per essere adorato lui solo come un dio.
Udendo queste cose i figli d’Israele, che abitavano nella terra di Giuda, ebbero di lui una gran paura (4, 1) E tutto il popolo gridò al Signore con gran fervore, e s’umiliarono in digiuni ed orazioni, gli uomini e le donne (4, 8).

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 18/DECRETO DI RIFORMA

Proemio.

Poiché è ufficio proprio dei vescovi riprendere i difetti di tutti i sudditi (295), essi devono guardarsi soprattutto da questo: che, cioè, i chierici, specialmente quelli addetti alla cura delle anime, non commettano colpe e non conducano, con la loro connivenza, una vita disonesta.
Se, infatti, permettessero che essi abbiano dei costumi perversi e corrotti, come potrebbero poi riprendere i laici dei loro vizi (296), non essere da questi confutati con la semplice osservazione che permettono che i chierici siano peggiori di loro! E con quale coraggio i sacerdoti potrebbero riprendere i laici, quando questi potrebbero rispondere tacitamente che essi hanno commesso le stesse colpe che riprendono? (297).

Perciò i vescovi ammoniranno i loro chierici, di qualsiasi ordine siano, perché precedano il popolo loro affidato nel comportamento, nel modo di parlare, nella scienza, ricordandosi di quel detto: Siate santi, poiché io sono santo (298). E, conforme all’espressione dell’apostolo, a nessuno arrechino offesa, perché il loro ministero non venga disprezzato ed in tutto si mostrino servi di Dio (299), perché non si debba verificare, in essi, il detto del profeta: i sacerdoti di Dio contaminano le cose sante e disprezzano la legge (300).
E perché gli stessi vescovi possano, in ciò, agire più liberamente e non debbano essere impediti, con qualsiasi pretesto, lo stesso sacrosanto concilio ecumenico e generale Tridentino, sotto la presidenza dello stesso legato e nunzi della sede apostolica, ha creduto bene stabilire e fissare i seguenti canoni.

CHIESA E IMMIGRAZIONE/11: LA VERA VITA DI MAOMETTO

Ciò che noi auspichiamo è che si apra un dibattito sulla vita di Maometto. Che davvero si possa conoscere ciò che solitamente viene taciuto sul suo comportamento, al fine di capire a fondo i pericoli insiti nella religione islamica.
E auspichiamo che questo dibattito lo si apra soprattutto in ambito cattolico, convinti, come siamo, che la più grande carità è dire la verità.
A questo fine offriamo una traccia per conoscere la vita di Maometto nella sua interezza, senza edulcorazioni di sorta.

Abul-Kasim ibn Abd-Allah (questo il nome per intero), detto Muhammad (cioè il “glorificato”), nacque nella ricca città di La Mecca (nell’attuale Arabia Saudita) presumibilmente il 20 aprile del 570 d.C.

Ebbe un’infanzia come pochi, più sfortunata è difficile da immaginare.

Il padre non lo conobbe mai, perché morì prima della sua nascita. Era un commerciante di nome Abd-Allah.
La madre si chiamava Amina bint-Wahb.
Entrambi i genitori appartenevano alla potente tribù dei Qurays (o Coreisciti), che dominava alla Mecca. Sembra però che malgrado l’importanza della tribù di origine, il padre non fosse tanto ricco e, morendo, non abbia lasciato nulla al figlio.
Senza padre, fu cresciuto dal nonno, Abd-el-Mattalib che gli impose il nome di Qotham.
Ma quando Maometto aveva appena sei anni, morì anche la mamma. Il bimbo fu affidato ad una nutrice beduina. I musulmani credono che la mamma, per volontà di Allah, sia stata successivamente richiamata in vita per beneficiare dei frutti della conversione.

SAN MASSIMILIANO KOLBE, ORA PRO NOBIS

Aforisma
 
Se ci manca l’umiltà, invochiamo l’Immacolata, che ci procurerà questa virtù. Se noi ci affidiamo con convinzione a Lei, Ella distruggerà l’orgoglio che c’è in noi.” 

La vita

Rajmund Kolbe, futuro san Massimiliano Maria, nacque l'8 gennaio 1894 a Zdùnska Wola, in Polonia, da una modesta e profondamente religiosa famiglia di tessitori. Ebbe quattro fratelli di cui due morirono in tenera età. Dal 1902, l'anno della Prima Comunione, mostrò una costante devozione per l'Eucaristia, facendo frequenti visite in chiesa. Durante una di queste visite gli apparve la Vergine Maria offrendogli due corone: una bianca, simbolo della purezza, e una rossa, simbolo del martirio; le prese entrambe. Nel 1907, lui e il fratello Franciszek, decisero di entrare in seminario, seguiti poco dopo dal fratello minore Jòzef.

A quel punto sia il padre che la madre maturarono una scelta radicale: il primo diventò terziario francescano e la seconda monaca benedettina, in seguito ad un proposito di castità su esempio dei figli.

CHIESA E IMMIGRAZIONE/10: UN PO' DI CHIAREZZA SUL CORANO

Dove ci sentiamo di dover fare chiarezza è su una “convinzione” che la cultura dominante sta da tempo esprimendo e in questi giorni ribadendo: un conto sarebbe il terrorismo islamico altro l’islam; un conto sarebbe la violenza altro la sacralità del Corano e quindi il rispetto che si deve ad esso. Una convinzione, questa, che purtroppo è tanto diffusa quanto sbagliata.

Spesso si dice che bisogna differenziare tra un islam moderato ed un islam fondamentalista. Non è così. Piuttosto ci possono essere musulmani moderati e musulmani fondamentalisti. Ci sono anche musulmani che non farebbero del male neppure ad una mosca; ma –e qui sta il punto- l’islam non può non essere fondamentalista. Non si può negare che tante giustificazioni di atti abominevoli commessi da terroristi musulmani trovino la loro “giustificazione” proprio nel Corano.

Lo ripetiamo, sarebbe ingenuo confondere l’islam con i singoli musulmani; ciò però non vuol dire che il moderatismo islamico interpreti correttamente il Corano, mentre il fondamentalismo no. E’ vero purtroppo il contrario. Politicamente e diplomaticamente può avere una sua utilità dare maggiore credito ai musulmani moderati, augurarsi che siano sempre di più; ma ciò non toglie che esista una questione Corano; che questo libro parli fin troppo chiaramente; e che purtroppo dia ragione più ai fondamentalisti che ai moderati.

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 17/CANONI SUI SANTISSIMI SACRAMENTI DELLA PENITENZA E DELL’ESTREMA UNZIONE

CANONI SUL SANTISSIMO SACRAMENTO DELLA PENITENZA

1. Se qualcuno dirà che nella chiesa cattolica la penitenza non è un vero e proprio sacramento istituito dal Signore Nostro Gesù Cristo, per riconciliare i fedeli con Dio, ogni volta che cadono nei peccati dopo il battesimo, sia anatema.

2. Se qualcuno, confondendo i sacramenti, dirà che il sacramento della penitenza è lo stesso battesimo, quasi che questi due sacramenti non siano distinti e che perciò la penitenza non può essere chiamata la seconda tavola di salvezza, sia anatema.

3. Se qualcuno dirà che le parole del Salvatore: Ricevete lo Spirito santo: saranno rimessi i peccati di quelli, cui li rimetterete e ritenuti a quelli cui li riterrete (288) non devono intendersi del potere di rimettere e di ritenere i peccati nel sacramento della penitenza, come sempre, fin dall’inizio, ha interpretato la chiesa cattolica, e per contraddire l’istituzione di questo sacramento, ne falsa il significato come se si trattasse del potere di predicare il vangelo, sia anatema.

4. Se qualcuno negherà che per la remissione completa e perfetta dei peccati si richiedano, nel penitente, come materia del sacramento della penitenza, questi tre atti: la contrizione, la confessione e la soddisfazione, che sono le tre parti della penitenza o dirà che due sole sono le parti della penitenza, e cioè: i terrori indotti alla coscienza dalla conoscenza del peccato e la fede, concepita attraverso il vangelo o l’assoluzione, per cui ciascuno crede che gli sono rimessi i peccati per mezzo del Cristo, sia anatema.

VITA DEI SANTI

1 - SAN TOMMASO D'AQUINO

2 - SANTA BERNADETTE SOUBIROU

3 - SANT'ANTONIO DA PADOVA

4 - SANTA BRIGIDA

5 - SAN MASSIMILIANO KOLBE

6 - SANT'OMOBONO

7 - SAN PIO X (prima parte)

8 - SAN PIO X (seconda parte) 

9 - SANTA SCOLASTICA

10 - SANTA GIOVANNA D'ARCO

11 - SAN LUIGI GOZAGA

12 - SANT'IGNAZIO DI LOYOLA

13 - SANT'ALFONSO MARIA DE' LIGUORI  

14 - IL RACCONTO DEL MARTIRIO DI SANTA PERPETUA 

15 - SAN PIETRO APOSTOLO 

16 - SANTA LUCIA DA SIRACUSA 

17 - GLI EVANGELISTI

18 - LETTURA DEL LIBRO DI GIUDITTA

19 - SAN BONAVENTURA: I PRODIGI DELLA NOTTE DI NATALE

CONTRO IL MODERNISMO

1 - GRAVITA’ DEL MALE DEL MODERNISMO E NECESSITA’ DI RIMEDIARVI

2 - LA FILOSOFIA RELIGIOSA DEI MODERNISTI (parte prima)

3 - LA FILOSOFIA RELIGIOSA DEI MODERNISTI (parte seconda)

4 - IL MODERNISTA CREDENTE

5 - IL MODERNISTA TEOLOGO

6 - I GERMOGLI DELLA FEDE. SEGUITO DELL'ESPOSIZIONE DELLA FILOSOFIA RELIGIOSA (parte prima)

7 - I GERMOGLI DELLA FEDE. SEGUITO DELL'ESPOSIZIONE DELLA FILOSOFIA RELIGIOSA (parte seconda)

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 16/DOTTRINA DEL SACRAMENTO DELL'ESTREMA UNZIONE

È sembrato bene, poi, al santo sinodo aggiungere alla precedente dottrina sulla penitenza ciò che segue sul sacramento dell’estrema unzione, considerato dai padri come il perfezionamento e della penitenza e di tutta la vita cristiana, che dev’essere una perpetua penitenza.

Come prima cosa, quindi, per quanto riguarda la sua istituzione, il concilio dichiara e insegna che il nostro clementissimo Redentore - il quale volle che fosse sempre provveduto ai suoi servi con rimedi salutari contro tutti gli assalti di tutti i nemici - come ha disposto gli aiuti più efficaci negli altri sacramenti con cui i cristiani, mentre vivono possano garantirsi contro i più gravi mali spirituali, così col sacramento dell’estrema unzione ha voluto munire la fine della vita con una fortissima difesa. Quantunque, infatti, il nostro avversario cerchi ed afferri ogni occasione per divorare le nostre anime in qualsiasi modo in tutta la vita (282), non vi è tempo, però, in cui egli impieghi tutta la sua astuzia per perderci completamente e allontanarci anche, se possibile, dalla fiducia nella divina misericordia, con maggior veemenza, di quando egli vede che è imminente la fine della vita.

ELEMENTI DI CATECHESI - 19: ORIGINE E CADUTA DELL’UOMO (seconda parte)

Com’è libero l’uomo?
L’uomo è libero in quanto può fare una cosa o non farla, o farne una piuttosto che un’altra, come sentiamo bene in noi stessi.

A un giovane che domandava cosa dovesse fare per entrare nella vita eterna, Gesù rispose: Se vuoi entrare nella vita eterna, osserva i comandamenti... Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che hai, dallo ai poveri... poi vieni, seguimi. (Mt 19, 16-26).
Gesù gli dice: “Se vuoi...”. Il giovane infatti con la sua libera volontà poteva osservare i divini comandamenti o non osservarli; praticare il consiglio di Gesù distaccandosi da tutto o non praticarlo.
Quando il giovane disse che aveva sempre osservato i Comandamenti, indicò il buon uso che fino ad allora aveva fatto della sua libertà; trascurando il consiglio di lasciare tutto per unirsi in modo perfetto al Maestro dimostrò ancora di essere libero, rifiutando di fare una cosa migliore.

La libertà è una dote o capacità della nostra volontà, per cui possiamo volere una cosa o non volerla, senza che nessuna forza interna o esterna possa piegarci a volere il contrario.

Noi abbiamo la chiara coscienza di essere padroni dei nostri atti. Sentiamo che quello che stiamo facendo lo facciamo di nostra spontanea volontà, e che se altri tentassero di indurci a fare altro, potremmo rifiutarci. Anche se ci forzassero materialmente, resterebbe comunque la libertà del nostro volere, e nessuna forza al mondo può far sì che noi vogliamo o non vogliamo quello che è contrario alla nostra volontà.
Grazie a questa libertà possiamo fare il male o il bene, non fare l’una o l’altra cosa. Per via della libertà noi siamo responsabili dei nostri atti.

SANTA BRIGIDA, ORA PRO NOBIS

Aforisma

L'uomo non deve fare nulla per acquistare gli onori né per essere lodato dai suoi simili: spinto dall'amore, deve agire per avere una ricompensa.”

La vita

Brigida, prima di tre figli, nacque nel 1303 nel castello di Finsta da genitori cattolici di stirpe regale in un ambiente di cultura e di pietà. Fin da subito fu chiara la singolarità di Brigida, infatti, per merito suo, la madre si salvò da un naufragio, mentre era incinta di lei di ritorno da un pellegrinaggio.
Inoltre, benché fosse rimasta muta per un certo periodo, Brigida iniziò a parlare molto meglio dei suoi coetanei. O ancora, a 7 anni ebbe una visione delle Madonna e a 10 un colloquio con Gesù in croce. Di lì a poco morì la madre e fu mandata per qualche anno a completare la sua educazione ad Aspanäs dalla zia Karin, il castello della quale era circondato da folti boschi e da un lago dalle sponde dirupate e selvagge.

Anche in questo periodo non mancarono i fenomeni mistici, come un difficilissimo lavoro di ricamo realizzato con l'aiuto della Madonna o la vista del demonio sotto forma di mostro dai cento piedi e dalle cento mani.
Quattordicenne, accettò per sola obbedienza al padre, di sposare il nobile giovane Ulf Gudmarsson e dal loro matrimonio nacquero otto figli, quattro maschi e quattro femmine, fra cui quella che divenne Santa Caterina di Svezia. Col marito condivise felicemente per 28 anni una vita di preghiera, penitenza (portava il cilicio, faceva digiuni) e di opere di carità, aiutando le giovani traviate, quelle bisognose di dote e di formazione in vista del matrimonio.

CONTRO IL MODERNISMO - 3: LA FILOSOFIA RELIGIOSA DEI MODERNISTI (parte seconda)

Secondo i modernisti, dal sentimento scaturisce fede e rivelazione.
 
Quell’Inconoscibile di cui parlano non si presenta come qualcosa di nudo o isolato, ma strettamente congiunto ad un qualche fenomeno (che può essere un fatto qualsiasi della natura, misterioso, oppure anche un uomo, le cui parole, i cui gesti, il cui carattere non si adattano alle leggi ordinarie della storia) che, sebbene appartenga al campo scientifico e storico, tuttavia ne oltrepassa i confini. 

E allora la fede, attratta dall’Inconoscibile racchiuso in quel fenomeno, lo abbraccia completamente e lo permea nella sua vita.
Da questo “abbraccio” seguono due cose:
1. Una certa trasfigurazione del fenomeno, una particolare elevazione sulle sue reali condizioni, onde diventa più adatto, come materia, ad assumere la forma del divino che la fede vi introdurrà.
2. Una certa sfigurazione, nata dal fatto che la fede, avendo tolto al fenomeno tutte le circostanze di tempo e di luogo proprie della materia, gli attribuisce dunque quello che non ha di fatto.

ELEMENTI DI CATECHESI - 18: ORIGINE E CADUTA DELL’UOMO (prima parte)

Chi è l’uomo?
L’uomo è un essere intelligente, composto di anima e di corpo.

Col termine intelligente, si intende la capacità dell’uomo di pensare, di riflettere, di essere cosciente di sé e di sapere quello che fa e che deve fare, di trarre esperienza dal passato, di prevedere il futuro, di prevenirlo, di agire per un fine conosciuto e voluto; tutto questo grazie al divino dono dell’intelligenza.
Solo perché intelligente, l’uomo è stato capace di progredire sorprendentemente. Si pensi alle costruzioni dell’antichità e alle costruzioni di oggi, alle prime armi come una lancia o una pietra fino alla bomba atomica (anche se è progresso nefasto, è pur sempre frutto dell’intelligenza).
Grazie all’intelligenza l’uomo è immensamente superiore e più perfetto di tutte le creature del mondo visibile, delle quali ha il dominio e che riduce al suo servizio.

Non è necessario dimostrare che l’uomo ha un corpo. Basta che ci guardiamo e ci tocchiamo, che sentiamo il dolore di una ferita, il caldo, il freddo. Ma il corpo è lo strumento che deve servire all’anima. Chi si lascia dominare dalle passioni cattive si rende schiavo del corpo e sottopone il suo spirito al servizio della materia.

SANT'ANTONIO DA PADOVA, ORA PRO NOBIS

Aforisma
 
La natura ha posto davanti alla lingua come due porte, cioè i denti e le labbra, per indicare che la parola non deve uscire se non con grande cautela.”

La vita

Mentre il sorgente Regno di Portogallo era in lotta contro i mori invasori, - siamo nel 1195 -, a Lisbona nasce il nostro santo. I suoi genitori, don Martìn Vincencio de Bulhões, un cavaliere del re, e donna Maria Teresa Taveira, lo chiamarono Fernando in onore del fratello del padre.
La madre gli trasmise l'amore per la Madonna, alla quale fu sempre molto devoto. Fu iniziato – come si conveniva allora ad un nobile – all'esercizio delle armi (arco, lancia, spada e bastone) e allo studio della grammatica, della dialettica e della retorica.

Benché gli piacesse molto partecipare alle gare maschili, fin da ragazzino avvertì il fascino del silenzio in chiesa e vi restava finché gli altri lo chiamavano fuori per giocare.

ELEMENTI DI CATECHESI - 17: ANGELI E DEMONI

Chi sono gli angeli?
Gli angeli sono i ministri invisibili di Dio, ed anche nostri custodi, avendo Dio affidato ciascun uomo ad uno di essi.

La parola greca “angelos” significa: ministro, ambasciatore, inviato, incaricato. La fede utilizza infatti questo nome non per indicare la natura degli angeli, ma il loro uffizio.
Gli angeli formano in Cielo la corte del Re eterno, cantano le sue lodi e Lo glorificano. Inoltre Lo servono, governando secondo i suoi voleri specialmente gli uomini.
Spesso gli angeli servirono Gesù Cristo visibilmente sulla terra; se pensiamo ad esempio al digiuno di Gesù nel deserto, dopo aver superato la tentazione, Gli si accostarono gli angeli a servirLo (Mt 4, 1-11).

Dio affidò agli angeli la custodia degli uomini, che sono la parte più nobile del creato visibile e partecipano della natura invisibile dello spirito. Ai suoi angeli (Dio) ha dato l’ordine di custodirti in tutti i tuoi passi. Essi ti porteranno in palma di mano, perché il tuo piede non inciampi nella pietra. Camminerai sul leone e sulla vipera, e calpesterai il leone e il serpente (Sal 90, 11-14).

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 15/IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA (TERZA PARTE)

Capitolo VI.
Del ministro di questo sacramento e dell’assoluzione.

Quanto al ministro di questo sacramento, il santo sinodo dichiara, che sono false e del tutto aliene dalla verità del vangelo tutte quelle dottrine che estendono perniciosamente a qualsiasi altro uomo, oltre i vescovi e i sacerdoti, il ministero delle chiavi. Esse ritengono che quelle parole del Signore: Tutto ciò che legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo, e tutto ciò che scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo (263) e: a quelli, di cui avrete rimesso i peccati, saranno rimessi, a quelli, di cui li avrete ritenuti, saranno ritenuti (264) siano state dette a tutti i fedeli del Cristo, senza differenza alcuna e senza distinzione, contro l’istituzione di questo sacramento; così che ognuno abbia il potere di rimettere i peccati: quelli pubblici con la correzione, se chi viene corretto si sottomette; i segreti, attraverso una spontanea confessione, fatta a chiunque.

Il concilio insegna pure che anche quei sacerdoti che sono in peccato mortale, per la grazia dello Spirito santo, conferita nell’ordinazione, esercitano la funzione di perdonare i peccati come ministri di Cristo e che non giudicano secondo verità quelli che sostengono che questo potere manchi ai sacerdoti cattivi.

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 14/IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA (SECONDA PARTE)

Capitolo V.
La confessione.

Dalla istituzione del sacramento della penitenza già spiegata, tutta la chiesa ha sempre creduto che sia stata istituita anche, dal Signore, la confessione completa dei peccati (256) e che per tutti quelli che dopo il battesimo siano caduti in peccato essa sia necessaria iure divino; Gesù Cristo, infatti, nostro Signore, poco prima di salire dalla terra in cielo, lasciò i sacerdoti, suoi vicari (257), come capi e giudici (258), cui devono deferirsi tutte le colpe mortali, in cui i fedeli cristiani fossero caduti, perché, in virtù del potere delle chiavi, pronunzino la sentenza di remissione o di redenzione. È chiaro, infatti, che i sacerdoti non avrebbero potuto esercitare questo giudizio senza conoscere la causa né imporre le penitenze con equità, se i penitenti avessero dichiarato i loro peccati solo genericamente, e non invece, nella loro specie ed uno per uno.

Si conclude da ciò che è necessario che i penitenti manifestino nella confessione tutti i peccati mortali, di cui hanno consapevolezza dopo un diligente esame di coscienza, anche se essi sono del tutto nascosti e sono stati commessi soltanto contro i due ultimi comandamenti del Decalogo (259), che spesso feriscono più gravemente l’anima, e sono più pericolosi di quelli che si commettono alla luce del sole.

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 13/IL SACRAMENTO DELLA PENITENZA (PRIMA PARTE)

SESSIONE XIV (25 novembre 1551)
Dottrina dei santissimi sacramenti della penitenza e dell’estrema unzione.

Il sacrosanto concilio ecumenico e generale Tridentino, riunito legittimamente nello Spirito santo, sotto la presidenza dello stesso legato e degli stessi nunzi della santa sede, quantunque del sacramento della penitenza si sia parlato molto nel decreto sulla giustificazione quasi necessariamente, per la stretta relazione degli argomenti, è tanto, tuttavia, in questa nostra età, il cumulo dei diversi errori su di esso, che non sarà di poca utilità pubblica dare di esso una definizione più esatta e più completa. In essa, messi a nudo e abbattuti tutti gli errori con l’aiuto dello Spirito santo, la verità cattolica diverrà più chiara e più evidente. Questo santo sinodo la propone ora a tutti i cristiani, perché la conservino per sempre. 

Capitolo I.
Della necessità e della istituzione del sacramento della penitenza.

Se in tutti i rigenerati la gratitudine verso Dio fosse tale, da conservare per sempre la giustizia ricevuta, per suo beneficio e grazia, nel battesimo, non sarebbe stato necessario che fosse istituito un altro sacramento diverso dal battesimo stesso, per la remissione dei peccati.

Ma Dio, ricco di misericordia (240), conosce la nostra debolezza (241), ha trovato il rimedio della vita anche per quelli che si fossero, poi, consegnati alla schiavitù del peccato e al potere dei demoni, e cioè il sacramento della penitenza, con cui a chi cade dopo il battesimo, è applicato il beneficio della morte di Cristo.

CONTRO IL MODERNISMO - 2: LA FILOSOFIA RELIGIOSA DEI MODERNISTI (parte prima)

La filosofia religiosa dei modernisti pone fondamento su quello che viene chiamato agnosticismo: questa dottrina porta la ragione umana a procedere entro i limiti dei fenomeni, cioè tutto ciò che appare e il modo in cui esso appare. La ragione non avrebbe il diritto né la facoltà di superare questo limite; perciò non è possibile giungere a Dio, né conoscere la sua esistenza sia pure attraverso le cose visibili. Da qui si conclude che Dio non può essere l’oggetto diretto della scienza, e non si può pensare che Dio sia il soggetto della storia.

Poste queste premesse, le scienze della teologia naturale, dei motivi di credibilità, della rivelazione esterna di Dio sono tolte di mezzo e confinate dai modernisti nell’intellettualismo, considerato da loro un sistema ridicolo e scadente.

Tale mostruosità di errori fu già apertamente condannato dalla Chiesa nel Concilio Vaticano. Nel XIX secolo, il Concilio così sanciva: “Se qualcuno dirà che l’unico vero Dio, nostro Creatore e Signore, non può essere conosciuto con certezza dal lume naturale della ragione umana attraverso le cose che da Lui sono state fatte, sia anatema”, come pure “Se qualcuno dirà che la rivelazione divina non può rendersi credibile per segni esterni, e che perciò gli uomini devono procedere verso la fede solo attraverso l’interiore esperienza o l’ispirazione privata di ciascuno, sia anatema”.

SANTA BERNADETTE SOUBIROU, ORA PRO NOBIS

Aforisma
 
Quel poco tempo che siamo al mondo, bisogna impiegarlo bene.

La vita

Santa Bernadette Soubirous nacque a Lourdes il 7 Gennaio 1844. Era la maggiore di quattro fratelli: Toinette, Jean-Marie e Justin. La sua famiglia era molto povera e tutti dovevano lavorare molto.
Bernadette non poteva andare a scuola, né a catechismo dato che doveva aiutare sua madre nei lavori di casa e accudire i suoi fratelli più piccoli; infatti lei non sapeva né leggere né scrivere. Le piaceva però recitare tutti i giorni la corona del S. Rosario e ne aveva sempre una con sé. Bernadette era una bambina di salute molto cagionevole e si ammalava frequentemente: però anche quando era malata, non cessava di aiutare i suoi genitori.

Un giorno Bernadette, sua sorella Toinette e un'amica andarono a raccogliere legna per il camino. Le tre bambine arrivarono ad una grotta di fronte al fiume. Toinette e la sua amica si tolsero le scarpe rapidamente ed attraversarono il fiume.
Bernadette si sedette di fronte alla grotta e iniziò a togliersi le calze. All'improvviso udì un rumore come di un forte vento che la fece voltare. Alzò la testa e di fronte a sé vide una giovane bellissima che la salutava. Al braccio destro aveva appeso un Rosario. Il suo vestito era bianco ed azzurro e aveva una rosa rossa su ogni piede. Era splendente. La Signora domandò a Bernadette di avvicinarsi e la bambina, vedendole in mano un Rosario, si mise a pregare. La Signora, che era la Vergine Maria, apparve molto contenta.

MAGGIO MESE DI MARIA

Il mese di Maggio è dedicato alla devozione particolare a Maria Santissima. Cosa si può fare concretamente?

Il Santo Rosario è la preghiera in assoluto più gradita a Dio; in questo mese è infatti consigliabile la recita devota e attenta della corona, senza pregare meccanicamente - come purtroppo a volte succede! -, senza distrazioni e mantenendo un impegno costante (meglio ancora, quotidiano!).

O anche, possiamo aggiungere delle devozioni, prendere un impegno per onorare la nostra Madre celeste e chiederLe sempre la Sua protezione. 

- DEVOZIONE DELLE “TRE AVE MARIA” -

Questa pia pratica fu rivelata dalla Madonna a Santa Matilde. La Vergine benedetta, apparsa alla Santa, le fece questa promessa: “Tutti quelli che reciteranno devotamente ogni giorno, mattina e sera, tre Ave Maria in onore della potenza, sapienza e amore, di cui la SS. Trinità ha ricolmato il mio Cuore, otterranno la perseveranza finale”.
E’ una pratica mariana e trinitaria insieme raccomandata da molti Santi e dai Sommi Pontefici.

Preghiera:
Maria, Madre mia, liberami dal cadere in peccato mortale
per il potere che ti ha concesso l’Eterno Padre, Ave ...,
per la sapienza che ti ha concesso il Figlio, Ave ...,
per l’amore che ti ha concesso lo Spirito Santo, Ave ... .

ELEMENTI DI CATECHESI - 16: I PURI SPIRITI

Chi sono i puri spiriti?
I puri spiriti sono esseri intelligenti senza corpo.

Dio non creò soltanto ciò che è materiale nel mondo, ma anche i puri spiriti e crea l’anima di ogni uomo. - Al di sopra degli esseri materiali vi sono altre creature di Dio, ancora più perfette. Di questi esseri immateriali, noi conosciamo gli angeli - o puri spiriti - e l’anima umana, spirito che è fatto per essere unito ad un corpo materiale.

Gli angeli sono dotati di un’intelligenza acutissima, che comprende istantaneamente le cose senza bisogno di ragionamento o dell’uso dei sensi. L’intelligenza degli angeli ammessi alla gloria del Cielo, oltre che dalla loro propria natura, proviene dal lume della gloria nella visione beatifica, che svela loro Dio e tutte le sue opere, rispecchiate nella divina Essenza. Gli angeli hanno inoltre una volontà potentissima, capace di volere e di operare cose che per noi sono prodigiose.
Un esempio di intelligenza angelica lo troviamo nella liberazione di S. Pietro dal carcere (At 12, 6-12): l’angelo entrò nella prigione a porte chiuse, svegliò l’apostolo e gli ordinò di alzarsi e di seguirlo, lo guidò attraverso la prigione, gli spalancò le porte e gli restituì la libertà.

UNA DOMENICA SPECIALE...

Domenica 8 maggio ci ha fatto visita Padre Konrad zu Loewenstein, cappellano di CorsiaGiovani e collaboratore della Corsia dei Servi
La mattina ha celebrato la S.Messa presso il Sanuario della Madonna della Neve in quel di Bergamo. 
Nel pomeriggio, quando inizialmente per colpa di "equivoci" (poi chiariti) sembrava non disponibile la sede, è stata confermata dal parroco don Eliseo (che ringraziamo) la disponibilità del Santuario anche per il programma pomeridiano: catechesi tenuta da Padre Konrad sul tema del matrimonio e, a seguire, ora di adorazione con l'esposizione del Santissimo. Il tutto si è concluso con la Benedizione Eucaristica.
Rendiamo grazie al Signore per la bellissima giornata che ci ha donato (una vera e propria boccata d'ossigeno! di questi tempi...) e ringraziamo tutti quanti hanno reso possibile il suo svolgersi.

La Redazione

S.Messa presso Santuario S.Maria ad Nives
Ora di adorazione al S.S.
 

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 12/IL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL'EUCARESTIA (SECONDA PARTE)

CANONI SUL SANTISSIMO SACRAMENTO DELL'EUCARESTIA
 
1. Se qualcuno negherà che nel santissimo sacramento dell’eucarestia è contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue di nostro Signore Gesù Cristo, con l’anima e la divinità, e, quindi, tutto il Cristo, ma dirà che esso vi è solo come in un simbolo o una figura, o solo con la sua potenza, sia anatema.

2. Se qualcuno dirà che nel Santissimo Sacramento dell’Eucarestia assieme col corpo e col sangue di nostro signore Gesù Cristo rimane la sostanza del pane e del vino e negherà quella meravigliosa e singolare trasformazione di tutta la sostanza del pane nel corpo, e di tutta la sostanza del vino nel sangue, e che rimangono solamente le specie del pane e del vino, - trasformazione che la chiesa cattolica con termine appropriatissimo chiama transustanziazione, - sia anatema.

3. Se qualcuno dirà che nel venerabile Sacramento dell’Eucarestia, fatta la separazione, Cristo non è contenuto in ognuna delle due specie e in ognuna delle parti di ciascuna specie, sia anatema.

4. Se qualcuno dirà che, fatta la consacrazione, nel mirabile Sacramento dell’Eucarestia non vi è il corpo e il sangue del signore nostro Gesù Cristo, ma solo nell’uso, mentre si riceve, e non prima o dopo; e che nelle ostie o parti consacrate, che dopo la comunione vengono conservate e rimangono, non rimane il vero corpo del Signore, sia anatema.

5. Se qualcuno dirà che il frutto principale della Santissima Eucarestia è la remissione dei peccati, o che da essa non provengono altri effetti, sia anatema.

SAN TOMMASO D'AQUINO, ORA PRO NOBIS

Aforisma 

Una sconsiderata tristezza è una malattia dell'anima; una tristezza moderata pertiene invece a una corretta condotta dello spirito, data la condizione di questa vita.” 

La vita

San Tommaso d’Aquino nacque a Roccasecca tra il 1220 e il 1227. Il padre Landolfo era un longobardo mentre la madre Teodora era di origine normanna. A cinque anni venne mandato dai genitori in un abbazia vicino a Montecassino con la speranza che diventasse un abate, ma a quattordici anni la abbandonò e si trasferì in un’università di Napoli, dove conobbe i domenicani. Rimasto affascinato dal loro stile di vita, nel 1244 entrò a farne parte senza avvisare la famiglia che, una volta saputo, si oppose.
I superiori di Tommaso si accorsero che era dotato di intelligenza superiore alla media e decisero di fargli finire gli studi a Parigi dove però non arrivò. I famigliari cercarono di dissuaderlo dall’intraprendere una vita religiosa. Prima la madre lo pregò di cambiare idea senza risultato e poi i suoi fratelli lo imprigionarono per un anno presso il castello del padre di monte San Giovanni Campano nella speranza che cedesse. Nonostante ciò Tommaso non cedette e anzi, con la sua perseveranza convertì sua sorella Marotta che poi divenne una monaca e badessa del monastero di Santa Maria di Capua.
Riuscì a liberarsi dalla prigionia grazie all’interessamento di Papa Innocenzo IV a cui si rivolsero i domenicani. Successivamente Tommaso si trasferì a Colonia e proseguì gli studi sotto la guida di Sant’Alberto Magno. Tommaso si impegnava molto nello studio, senza distrazioni, tanto che i suoi compagni lo soprannominarono “Bue muto” per la sua robusta struttura.