ELEMENTI DI CATECHESI - 18: ORIGINE E CADUTA DELL’UOMO (prima parte)

Chi è l’uomo?
L’uomo è un essere intelligente, composto di anima e di corpo.

Col termine intelligente, si intende la capacità dell’uomo di pensare, di riflettere, di essere cosciente di sé e di sapere quello che fa e che deve fare, di trarre esperienza dal passato, di prevedere il futuro, di prevenirlo, di agire per un fine conosciuto e voluto; tutto questo grazie al divino dono dell’intelligenza.
Solo perché intelligente, l’uomo è stato capace di progredire sorprendentemente. Si pensi alle costruzioni dell’antichità e alle costruzioni di oggi, alle prime armi come una lancia o una pietra fino alla bomba atomica (anche se è progresso nefasto, è pur sempre frutto dell’intelligenza).
Grazie all’intelligenza l’uomo è immensamente superiore e più perfetto di tutte le creature del mondo visibile, delle quali ha il dominio e che riduce al suo servizio.

Non è necessario dimostrare che l’uomo ha un corpo. Basta che ci guardiamo e ci tocchiamo, che sentiamo il dolore di una ferita, il caldo, il freddo. Ma il corpo è lo strumento che deve servire all’anima. Chi si lascia dominare dalle passioni cattive si rende schiavo del corpo e sottopone il suo spirito al servizio della materia.

ESEMPIO:
San Filippo Neri domandò al giovane Francesco Zazzera che cosa stesse facendo. -Studio per prepararmi agli esami.- rispose il giovane. -E poi?- chiese il santo. -Dopo l’esame tenterò di conseguire la laurea in legge. - E poi? - Poi... sarò avvocato, e acquisterò clienti... - E poi? - E poi mi farò un nome; mi sposerò, formerò una famiglia e... diverrò ricco. - E poi? - Poi?!? Che so io... morirò! - E poi? -. L’ultimo “poi” restò senza risposta, ma impressionò vivamente il giovane che decise di entrare nell’Oratorio di san Filippo, consacrarsi a Dio e pensare seriamente all’eternità, all’unico vero “poi” importante, al quale occorre prepararsi, prendendo soprattutto cura dell’anima e vincendo le passioni che vorrebbero soggiogarla al corpo.

Che cos’è l’anima?
L’anima è la parte spirituale dell’uomo, per cui egli vive, intende ed è libero, e perciò capace di conoscere, amare e servire Dio.

L’uomo è composto di materia (corpo) e di spirito (anima). Il corpo, essendo materiale, è privo di vita, di moto, di sensibilità, d’intelligenza e di libertà. Senza l’anima il corpo è un cadavere inerte e insensibile. Solo dall’anima riceve la vita vegetativa (per la quale cresce e si sviluppa) e la vita sensitiva (per la quale percepisce il freddo, il caldo, il dolore).
L’anima umana ha due principali facoltà: l’intelligenza e la libera volontà, che fanno l’uomo intelligente e libero, cioè capace di intendere, pensare, ricordare, volere, senza esservi costretto da leggi o necessità interne o esterne.

Con l’intelligenza l’uomo può dunque conoscere Dio e la sua legge, sia servendosi del lume della ragione, sia con il lume della fede comunicato da Dio all’intelligenza.
Con la libera volontà l’uomo può osservare la legge divina, prestando, con l’aiuto della grazia, il servizio al quale Dio ha diritto.

Conoscendo Dio con l’intelligenza e osservando la sua volontà, l’uomo dimostra a Dio il suo amore, e con l’ausilio della grazia divina (che aiuta a credere e a osservare la legge di Dio), può meritare il premio eterno in Paradiso.

RIFLETTO
:
Chi commette un peccato, non solo non agisce come essere intelligente e libero, ma si abbassa al di sotto degli stessi bruti, lasciandosi trascinare dalle passioni e seguendo l’ordine stabilito da Dio unicamente con l’istinto.
ESEMPIO:
Sant’Agostino racconta che un certo Gennadio, medico cartaginese, era tormentato dai dubbi sull’immortalità dell’anima e sull’esistenza della vita futura. Una notte in sogno vide un bellissimo giovane, che lo condusse in una città sconosciuta e meravigliosa e gli fece sentire canti estasianti, dicendogli in fine: “Sono i canti della Gerusalemme celeste.”. La notte seguente riapparve il giovane che domandò a gennadio: “Mi riconosci?” “Certamente, perché l’altra notte abbiamo viaggiato insieme fino a quella bellissima città...”. “Durante il sonno tu hai parlato, inteso, veduto, viaggiato, nonostante che il tuo corpo fosse nel letto con gli occhi chiusi e immobili. E’ la tua anima che ha inteso, parlato, veduto, viaggiato.
Da quel momento a Gennadio scomparve ogni dubbio.
L’anima dell’uomo muore con il corpo?
L’anima dell’uomo non muore con il corpo, ma vive in eterno, essendo spirituale.

La morte dell’uomo è soltanto la separazione dell’anima dal corpo, non la fine dell’anima.
Gesù Cristo assicurò al ladrone pentito che quello stesso giorno sarebbe stato con lui in Paradiso (Lc 23, 44), cioè nel limbo dei giusti. Ciò significa che solo il cadavere sarebbe stato sepolto e che l’anima sarebbe rimasta viva e libera di andare al destino assegnatole da Dio.

Gesù Cristo ci assicura che dopo la sentenza del giudizio finale i cattivi andranno nel supplizio eterno; i giusti invece alla vita eterna (Mt 25, 46). L’uomo ha dunque un destino eterno, perché l’anima umana vive in eterno. L’anima è immortale perché spirituale, mentre il corpo muore perché è composto dalla materia che causa la morte.
A noi ripugna la morte e abbiamo un bisogno innato d’immortalità. Se non fossimo immortali, Dio avrebbe posto ingiustamente questo bisogno in noi stessi.

Quale cura dobbiamo avere dell’anima?
Dell’anima dobbiamo avere la massima cura, perché essa è in noi la parte migliore e immortale, e solo salvando l’anima saremo eternamente felici.

L’uomo prudente e previdente ha cura delle cose in proporzione al loro valore. Noi sappiamo che l’anima è immortale e creata a immagine di Dio, è stata redenta da Cristo, santificata dai sacramenti e fatta abitazione dello Spirito Santo. Nessuna cosa materiale, e neppure tutto il mondo fisico ha il valore di una sola anima immortale.
Per un piacere momentaneo contro la Legge di Dio sono preparate pene eterne e ineffabili; ad un piccolo sacrificio compiuto per amore di Dio sono preparate gioie eterne.

ESEMPIO:
Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, Lo accolse in casa sua. Marta aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi del Signore, ne ascoltava le parole, mentre Marta si affannava nelle molte faccende di casa. Presentatasi quindi a Gesù disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi lasci sola a lavorare? Dille dunque di aiutarmi!”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti inquieti per troppe cose! Eppure una sola cosa è necessaria e Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”. (Lc 10, 38-42). 
 

(Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X)  

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