Gesù Cristo nacque a Betlemme in una stalla, e fu posto in una mangiatoia.
I profeti avevano predetto che il Messia sarebbe stato di Nazareth. Michea, alcuni secoli prima, aveva precisato che il luogo di nascita sarebbe stato Betlemme, in Giudea: E tu Betlem, tu sei piccola tra le mille città di Giuda; ma da te uscirà Colui che deve essere il dominatore di Israele (5, 2). A Betlemme furono inviati i Magi da Erode, che si era informato con esattezza dai sacerdoti sul luogo e sul tempo in cui doveva nascere il promesso re e messia d’Israele.
San Luca narra con precisione di particolari come il Verbo incarnato nacque a Betlemme e come fu posto in una mangiatoia, che Gli servì da culla.
In quei giorni uscì un editto di Cesare Augusto per il censimento di tutto l’impero... E tutti andarono a dare il loro nome, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazareth, alla città di Davide (Betlemme), per dare il suo nome insieme a Maria sua sposa, che era incinta. Or mentre essi si trovavano in quel luogo, giunse per Lei il momento del parto, e diede alla luce il suo figlio primogenito, Lo avvolse in fasce e Lo pose a giacere in una mangiatoia, perché non c’era posto per essi all’albergo (Lc, 1, 1-8).
La nascita di Gesù Cristo avvenne probabilmente nell’anno 748 dalla fondazione di Roma. Nel computo degli anni si conta come se il primo anno della vita di Cristo (anno I dell’era cristiana) corrispondesse al 753 di Roma, ma in questo calcolo vi è un errore di alcuni anni.
RIFLETTO:
Gesù, nascendo volontariamente in una stalla, c’insegna che non vuole le grandezze umane. Egli predilige e vuole nei suoi eletti l’amore alla povertà e alla castità.
Perché Gesù Cristo volle esser povero?
Gesù Cristo volle esser povero per insegnarci ad essere umili e a non riporre la felicità nelle ricchezze, negli onori e nei piaceri del mondo.
Nato in una grotta non sua, avvolto in poveri panni, e deposto in una mangiatoia, il Salvatore trascorse tutta la vita nella povertà, volle morire nudo sopra la Croce ed essere sepolto in una tomba non sua. Dando tali esempi poteva proclamare: Beati i poveri di spirito, perché di essi è il Regno dei Cieli (Mt 5,3).
Gli si accostò uno scriba per dirgli: Maestro, io ti seguirò dovunque Tu vada. Gli rispose Gesù: Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo i loro nidi; ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo (Mt 8, 19-20).
La colpa originale fu prima di tutto un peccato di superbia, che spinse l’uomo fuori della vita dell’obbedienza a Dio e dell’ordine. Tutti gli altri peccati, che sono conseguenza di quello d’origine, in quanto sono una ribellione a Dio includono sempre un atto di superbia.
Il Verbo, che s’incarnò per salvare gli uomini, volle curare il male col rimedio contrario. Alla malattia della superbia oppose la medicina dell’umiltà. Con la superbia l’uomo si allontana da Dio; con l’umiltà ritorna a Dio. La superbia è la via della perdizione; l’umiltà è la via della salvezza. Siccome la superbia fiorisce nella ricchezza, Gesù Cristo volle essere povero e spronarci a praticare la povertà, perché nella povertà fiorisce l’umiltà.
Gli uomini odiano la povertà e amano la ricchezza, perché con la ricchezza si possono procurare tutti gli onori e i piaceri dei sensi e della mensa.
Gesù Cristo invece insegna che i veri beni non sono i piaceri, né gli onori di questa terra, ma sono la grazia di Dio e la gloria del Cielo. E siccome le ricchezze con i piaceri e gli onori sono un ostacolo al conseguimento dei veri beni, Gesù volle insegnare con l’esempio e con la parola, che la povertà è la via più sicura per giungere al possesso dei veri beni e delle vere ricchezze.
RIFLETTO:
I beni materiali non posseduti accendono la cupidigia; posseduti, generano noia e accendono la brama di altri beni terreni. Ma il nostro cuore è fatto per il Signore, ed è inquieto finché non trova il suo riposo in Dio (sant’Agostino, Conf., 1, 1)
(Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X)
Nessun commento:
Posta un commento