Aforisma
“Se ci manca l’umiltà, invochiamo l’Immacolata, che ci procurerà questa virtù. Se noi ci affidiamo con convinzione a Lei, Ella distruggerà l’orgoglio che c’è in noi.”
La vita
Rajmund Kolbe, futuro san Massimiliano Maria, nacque l'8 gennaio 1894 a Zdùnska Wola, in Polonia, da una modesta e profondamente religiosa famiglia di tessitori. Ebbe quattro fratelli di cui due morirono in tenera età. Dal 1902, l'anno della Prima Comunione, mostrò una costante devozione per l'Eucaristia, facendo frequenti visite in chiesa. Durante una di queste visite gli apparve la Vergine Maria offrendogli due corone: una bianca, simbolo della purezza, e una rossa, simbolo del martirio; le prese entrambe. Nel 1907, lui e il fratello Franciszek, decisero di entrare in seminario, seguiti poco dopo dal fratello minore Jòzef.
A quel punto sia il padre che la madre maturarono una scelta radicale: il primo diventò terziario francescano e la seconda monaca benedettina, in seguito ad un proposito di castità su esempio dei figli.
Rajmund si dimostrò brillante negli studi scientifici a tal punto che pensò di diventare ingegnere e persino ufficiale. Poi, mediante la preghiera rivolta a Maria, alla quale fin da bambino si era consacrato, prese la decisione di entrare nel noviziato dei francescani a Lwòw, a 24, dove riceverà nel 1914 il nome di Massimiliano Maria.
A Roma, nel 1912, si laureò in filosofia e in teologia, visitò le chiese dove giacciono l'apostolo Pietro e gli altri martiri cristiani, maturando una sempre più forte devozione alla Chiesa. Tra le sue letture, oltre la Bibbia, venne attratto da S. Teresa del Bambin Gesù per la sua semplicità, da S. Giuseppe Cottolengo per la sua fiducia nella Provvidenza e da S. Gemma Galgani per l'accettazione delle sofferenze in unione con quelle di Gesù.
Kolbe si mise sin dall'inizio al servizio della Vergine, tramite la quale avrebbe attirato a Gesù il maggior numero possibile di anime. A tale scopo fondò l'associazione Milizia dell'Immacolata per convertire i peccatori, gli eretici e i frammassoni, proprio quando l'Europa era dilaniata dalla prima guerra mondiale e nella vicina Russia si scatenava una sanguinosa rivoluzione.
Consacrato sacerdote nel 1918, l'anno seguente tornò in Polonia come professore nel seminario di Cracovia, dove insegnò storia della Chiesa. Poco dopo, nonostante i permanenti problemi di salute a causa della tubercolosi, fondò un mensile intitolato “Il Cavaliere dell'Immacolata” che in pochi anni raggiunse un successo straordinario e che sarà diffuso all'estero in diverse lingue (francese, inglese, arabo, latino, rumeno...). Per fare ciò si avvalse dell'aiuto della Provvidenza, che gli fornì i mezzi necessari per rendere sempre più moderna la tipografia e costruire un nuovo convento.
Nel 1927 ricevete in dono dal principe polacco Drucki-Lubecki una parte delle sue terre intorno a Varsavia. Tale luogo si chiamerà la Città dell'Immacolata, diventando il più grande convento della Polonia con più di 400 religiosi. Un'opera analoga verrà eretta a Nagasaki, in Giappone, e in India con evidenti frutti di vocazioni. Intanto la sua salute, mentre era in Giappone, peggiorò notevolmente consentendogli di alzarsi dal letto solo per dire la S. Messa. Tornato in Polonia, si dedicò alla Città dell'Immacolata, realizzando una serie di opere (centrale elettrica, segheria, linea ferroviaria, centrale telegrafica, stazione radio) per sostenere i progetti di apostolato dell'accresciuta comunità di religiosi. Tutto ciò con l'ausilio di Maria che gli dava le forze necessarie.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1939, cominciò il suo calvario con l'arresto e, poi, con la deportazione al campo di Auschwitz.
Subì ogni sorta di atrocità, ripetendosi spesso: “In nome di Cristo, sono pronto a soffrire ancora di più, poiché l' Immacolata è con me.”. Ed è lì che morì, offrendosi al posto di un padre di famiglia, insieme ad altre nove persone, pronunciando “Ave Maria”, dopo un'agonia di due settimane per fame e per sete, ucciso da un'iniezione mortale. Era il 14 agosto 1941, il giorno prima della festa dell'Assunta, a cui era dedicata la chiesa in cui fu battezzato. Quel giorno, il carceriere aprì la porta della sua cella e lo trovò morto: “La sua faccia era raggiante, in modo insolito, la figura come in estasi, non lo dimenticherò mai”.
Fu proclamato santo il 10 ottobre 1982. Il suo esempio ci aiuti a capire che solo l'amore di Dio è più forte della morte e dell'odio verso i nemici.
Curiosità
Il suo nome è di origine latina, è composto da Massimo, “grande”, ed Emiliano, “competitore”.
Rajmund Kolbe, futuro san Massimiliano Maria, nacque l'8 gennaio 1894 a Zdùnska Wola, in Polonia, da una modesta e profondamente religiosa famiglia di tessitori. Ebbe quattro fratelli di cui due morirono in tenera età. Dal 1902, l'anno della Prima Comunione, mostrò una costante devozione per l'Eucaristia, facendo frequenti visite in chiesa. Durante una di queste visite gli apparve la Vergine Maria offrendogli due corone: una bianca, simbolo della purezza, e una rossa, simbolo del martirio; le prese entrambe. Nel 1907, lui e il fratello Franciszek, decisero di entrare in seminario, seguiti poco dopo dal fratello minore Jòzef.
A quel punto sia il padre che la madre maturarono una scelta radicale: il primo diventò terziario francescano e la seconda monaca benedettina, in seguito ad un proposito di castità su esempio dei figli.
Rajmund si dimostrò brillante negli studi scientifici a tal punto che pensò di diventare ingegnere e persino ufficiale. Poi, mediante la preghiera rivolta a Maria, alla quale fin da bambino si era consacrato, prese la decisione di entrare nel noviziato dei francescani a Lwòw, a 24, dove riceverà nel 1914 il nome di Massimiliano Maria.
A Roma, nel 1912, si laureò in filosofia e in teologia, visitò le chiese dove giacciono l'apostolo Pietro e gli altri martiri cristiani, maturando una sempre più forte devozione alla Chiesa. Tra le sue letture, oltre la Bibbia, venne attratto da S. Teresa del Bambin Gesù per la sua semplicità, da S. Giuseppe Cottolengo per la sua fiducia nella Provvidenza e da S. Gemma Galgani per l'accettazione delle sofferenze in unione con quelle di Gesù.
Kolbe si mise sin dall'inizio al servizio della Vergine, tramite la quale avrebbe attirato a Gesù il maggior numero possibile di anime. A tale scopo fondò l'associazione Milizia dell'Immacolata per convertire i peccatori, gli eretici e i frammassoni, proprio quando l'Europa era dilaniata dalla prima guerra mondiale e nella vicina Russia si scatenava una sanguinosa rivoluzione.
Consacrato sacerdote nel 1918, l'anno seguente tornò in Polonia come professore nel seminario di Cracovia, dove insegnò storia della Chiesa. Poco dopo, nonostante i permanenti problemi di salute a causa della tubercolosi, fondò un mensile intitolato “Il Cavaliere dell'Immacolata” che in pochi anni raggiunse un successo straordinario e che sarà diffuso all'estero in diverse lingue (francese, inglese, arabo, latino, rumeno...). Per fare ciò si avvalse dell'aiuto della Provvidenza, che gli fornì i mezzi necessari per rendere sempre più moderna la tipografia e costruire un nuovo convento.
Nel 1927 ricevete in dono dal principe polacco Drucki-Lubecki una parte delle sue terre intorno a Varsavia. Tale luogo si chiamerà la Città dell'Immacolata, diventando il più grande convento della Polonia con più di 400 religiosi. Un'opera analoga verrà eretta a Nagasaki, in Giappone, e in India con evidenti frutti di vocazioni. Intanto la sua salute, mentre era in Giappone, peggiorò notevolmente consentendogli di alzarsi dal letto solo per dire la S. Messa. Tornato in Polonia, si dedicò alla Città dell'Immacolata, realizzando una serie di opere (centrale elettrica, segheria, linea ferroviaria, centrale telegrafica, stazione radio) per sostenere i progetti di apostolato dell'accresciuta comunità di religiosi. Tutto ciò con l'ausilio di Maria che gli dava le forze necessarie.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1939, cominciò il suo calvario con l'arresto e, poi, con la deportazione al campo di Auschwitz.
Subì ogni sorta di atrocità, ripetendosi spesso: “In nome di Cristo, sono pronto a soffrire ancora di più, poiché l' Immacolata è con me.”. Ed è lì che morì, offrendosi al posto di un padre di famiglia, insieme ad altre nove persone, pronunciando “Ave Maria”, dopo un'agonia di due settimane per fame e per sete, ucciso da un'iniezione mortale. Era il 14 agosto 1941, il giorno prima della festa dell'Assunta, a cui era dedicata la chiesa in cui fu battezzato. Quel giorno, il carceriere aprì la porta della sua cella e lo trovò morto: “La sua faccia era raggiante, in modo insolito, la figura come in estasi, non lo dimenticherò mai”.
Fu proclamato santo il 10 ottobre 1982. Il suo esempio ci aiuti a capire che solo l'amore di Dio è più forte della morte e dell'odio verso i nemici.
Curiosità
Il suo nome è di origine latina, è composto da Massimo, “grande”, ed Emiliano, “competitore”.
(Elena Milani & Elisabetta Tribbia)
Proprio la Città dell'Immacolata - dove si stava recitando il Santo Rosario! - non venne distrutta dalla bomba atomica esplosa a Nagasaki...
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