RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 21/IL SACRAMENTO DELL'ORDINE

SESSIONE XXIII (15 luglio 1563)
Dottrina vera e cattolica sul sacramento dell’ordine e condanna degli errori del nostro tempo.

Capitolo I


Il sacrificio e il sacerdozio per divino ordinamento sono talmente congiunti che l’uno e l’altro sono esistiti sotto ogni legge. E poiché nel nuovo Testamento la chiesa cattolica ha ricevuto dalla istituzione stessa del Signore il santo visibile sacrificio dell’eucarestia, bisogna anche confessare che vi è in essa anche il nuovo e visibile sacerdozio, in cui è stato trasferito l’antico (354).
Che poi questo sia stato istituito dallo stesso Signore e salvatore nostro, e che agli apostoli e ai loro successori nel sacerdozio sia stato trasmesso il potere di consacrare, di offrire e di dispensare il suo corpo e il suo sangue; ed inoltre di rimettere o di non rimettere i peccati, lo mostra la sacra scrittura e lo ha sempre insegnato la tradizione della chiesa cattolica.

Capitolo II

Il ministero annesso ad un sacerdozio così santo è cosa divina, fu perciò conveniente che, per esercitarlo più degnamente e con maggiore venerazione, nell’ordinata articolazione della chiesa vi fossero più ordini di ministri e diversi fra loro, che servissero, per ufficio loro proprio, nel sacerdozio, e fossero così distribuiti, che quelli che fossero stati già insigniti della tonsura, attraverso gli ordini minori salissero ai maggiori.

CONTRO IL MODERNISMO - 4: IL MODERNISTA CREDENTE

Abbiamo parlato del modernista filosofo. Ora, giungendo al credente, cerchiamo di capire la differenza, nel medesimo modernista, tra credente e filosofo.
Il filosofo ammette come oggetto della fede la realtà divina, limitandola ad un sentimento od affermazione presenti nell’animo del credente. In questo modo, non oltrepassa la sfera del fenomeno, né si preoccupa se questa realtà esista o meno al di fuori del sentimento e dell’affermazione.
Il credente, invece, non dubita che la realtà del divino esiste per se stessa, e non dipende dal credente.
Questa asserzione del credente, per i modernisti, si basa sull’esperienza individuale di ciascun uomo; i modernisti si allontanano in questo modo dai razionalisti e si avvicinano all’opinione degli pseudo-mistici.

Secondo i modernisti, infatti, il credente arriva alla realtà divina senza alcun intermediario, ma tramite un intuito del cuore; questa auto-persuasione dell’esistenza di Dio sarebbe molto più convincente di qualsiasi altra scoperta scientifica, e quindi molto superiore a qualsiasi esperienza razionale. Come si spiega che vi siano alcuni uomini che negano questa esperienza allora?

SANT'OMOBONO, ORA PRO NOBIS

Aforisma

"I denari che distribuiamo ai poveri li troveremo al di là della tomba e ci arricchiranno per tutti i secoli eterni."

La vita

Omobono si fece santo nella sua bottega da mercante tra le agitazioni ed i rumori dei negozi.
Nacque a Cremona l’anno 1157 da pii negozianti che sapevano unire le loro faccende alla pratica costante dei doveri cristiani; e nel Battesimo fu chiamato Omobono.

Fatto grandicello, senza aver appreso lo studio delle lettere, iniziò a lavorare al negozio nella bottega paterna. Egli si mostrò così prudente ed esatto nel vendere e nel comprare, che trasse l’ammirazione di tutti i cittadini.
Semplice e verace nelle sue parole, contento d’ogni piccolo guadagno, riceveva e licenziava ognuno con tutta dolcezza e cortesia. Per quanto fossero aspri e capricciosi gli avventori, la pazienza di Omobono era sempre la stessa; si comprasse o si rigettasse con disprezzo la sua merce, era sempre inalterabile e di viso allegro, ed aveva sempre la stessa urbanità, la stessa piacevolezza e buon tratto per tutti.

La folla, il tumulto e il concorso di gente non interrompeva mai la sua unione con Dio; e quantunque fosse obbligato a rispondere a persone di umore diverso, di gusto particolare e talvolta irragionevole, egli soddisfaceva ognuno con la stessa ilarità e mansuetudine.

ELEMENTI DI CATECHESI - 21: ORIGINE E CADUTA DELL’UOMO (ultima parte)

Come si chiama il peccato a cui Adamo assoggettò gli uomini con la sua colpa?
Il peccato a cui Adamo assoggettò gli uomini con la sua colpa, si chiama originale, perché, commesso al principio dell’umanità, si trasmette con la natura agli uomini tutti nella loro origine.

Si dice “originale” prima di tutto perché fu commesso all’origine dell’umanità, da colui che fu la radice del genere umano, e perché, infine, ogni uomo lo contrae nella sua origine, cioè nel momento stesso in cui diventa uomo, quando l’anima si unisce al corpo in formazione nel grembo materno.
Il peccato originale in Adamo fu attuale e volontario; nei suoi discendenti è volontario solo in quanto discendono da lui.
L’appellativo “originale” serve a distinguere il peccato di Adamo da quelli attuali commessi volontariamente dagli altri uomini e che non si trasmettono da padre in figlio.

RIFLETTO:
Dio ha permesso che noi contraessimo il peccato originale, da cui ci liberò nel santo Battesimo!

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 20/IL SANTISSIMO SACRIFICIO DELLA MESSA

SESSIONE XXII (17 settembre 1562)
Dottrina e canoni sul santissimo sacrificio della messa.

Il sacrosanto concilio ecumenico e generale Tridentino, riunito legittimamente nello Spirito santo, sotto la presidenza degli stessi legati della sede apostolica, perché sia mantenuta nella chiesa cattolica e conservata nella sua purezza l’antica, assoluta, e sotto qualsiasi aspetto perfetta dottrina del grande mistero dell’eucarestia contro gli errori e le eresie, illuminato dallo Spirito santo, insegna, dichiara e intende che su essa, come vero e singolare sacrificio, sia predicato ai popoli cristiani quanto segue.

Capitolo I

Poiché sotto l’antico testamento (secondo la testimonianza dell’apostolo Paolo (332)) per l’insufficienza del sacerdozio levitico, non vi era perfezione, fu necessario - e tale fu la disposizione di Dio, padre delle misericordie, - che sorgesse un altro sacerdote secondo l’ordine di Melchisedech, e cioè il signore nostro Gesù Cristo, che potesse condurre ad ogni perfezione tutti quelli che avrebbero dovuto essere santificati. Questo Dio e Signore nostro, dunque, anche se una sola volta (333) si sarebbe immolato sull’altare della croce, attraverso la morte, a Dio Padre, per compiere una redenzione eterna; perché, tuttavia, il suo sacerdozio non avrebbe dovuto tramontare con la morte, nell’ultima cena, la notte in cui fu tradito (334), per lasciare alla chiesa, sua amata sposa, un sacrificio visibile (come esige l’umana natura), con cui venisse significato quello cruento che avrebbe offerto una sola volta sulla croce, prolungandone la memoria fino alla fine del mondo, e la cui efficacia salutare fosse applicata alla remissione di quelle colpe che ogni giorno commettiamo; egli, dunque, dicendosi costituito sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedech (335), offrì a Dio padre il suo corpo e il suo sangue sotto le specie del pane e del vino, e lo diede, perché lo prendessero, agli apostoli (che in quel momento costituiva sacerdoti del nuovo testamento) sotto i simboli delle stesse cose (del pane, cioè, e del vino), e comandò ad essi e ai loro successori nel sacerdozio che l’offrissero, con queste parole: Fate questo in memoria di me (336), ecc., come sempre le ha intese ed ha insegnato la chiesa cattolica.

OTTO SETTEMBRE: FESTA DELLA NATIVITA' DELLA BEATA VERGINE MARIA

Quella sera, parliamo di una sera di oltre duemila anni fa, Gerusalemme sembrava vestita a festa, le colline che la circondavano sembravano ricoperte di un abito più bello: il sole, tramontando, rifletteva i suoi ultimi raggi sulla città, risplendente d’oro e d’argento e sulle piccole montagne, dando loro un aspetto magnifico.
Il cielo era azzurro intenso, le nuvole, che si potevano vedere da lontano qua e là, erano dipinte di rosa carico ed una pace infinita regnava in tutti i luoghi.
In una piccola e povera casetta, nei pressi del grandioso tempio, nasceva una bambina bellissima e delicatissima: i suoi genitori, Gioacchino e Anna, sembravano contemplare quel fiore meraviglioso e non trovavano parole sufficienti per ringraziare il Signore di aver dato loro quel grande dono.
Chi può dire o immaginare la felicità di Gioacchino e Anna alla nascita della loro Figlioletta? Era tanto tempo che la desideravano e finalmente Dio li aveva consolati nella loro vecchiaia, perché la Madonna nacque quando già i suoi genitori erano piuttosto avanti negli anni e non si aspettavano più la venuta di una bambina. Quante volte avevano pianto pregando il Signore che ascoltasse le loro preghiere! Finché in una giornata felice un Angelo annunciò loro che presto una bambina sarebbe venuta a portare quella gioia e quella serenità tanto attesa.

LA DEVOZIONE DEI PRIMI CINQUE SABATI

La Grande Promessa di Fatima

Terminate le sei apparizioni ai tre pastorelli, il 10 dicembre 1925 la Madonna apparve nuovamente a Lucia con al suo fianco, sospeso su una nube luminosa, un bambino.

La Santissima Vergine, mettendole la mano sulla spalla, le mostrò con l’altra un cuore circondato di spine. Contemporaneamente il Bambino disse: “Abbi compassione del Cuore della tua Santissima Madre, coronato di spine che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infliggono, senza che ci sia chi faccia atti di riparazione per strapparle.”.

In seguito la Vergine disse: “Guarda, figlia mia, il mio Cuore coronato di spine che gli uomini ingrati trafiggono in ogni momento con bestemmie e ingratitudini. Tu almeno cerca di consolarmi, e da parte mia annuncia che Io prometto di assistere, nell’ora della morte, con tutte le grazie necessarie alla salvezza, tutti quelli che nel primo sabato di cinque mesi consecutivi si confesseranno, riceveranno poi la Santa Comunione, diranno una corona del Rosario e mi faranno compagnia per quindici minuti, meditandone i misteri, con l’intenzione di offrirmi riparazione”.