Il latino è la lingua della Chiesa Cattolica, poiché ha diffuso il cristianesimo in tutto il mondo, unendo nell'unica Fede italiani, inglesi, francesi, germanici, e tutti gli uomini di tutta la terra.
Il latino è la lingua usata dai primi padri della Chiesa, negli scritti di S. Agostino e di S. Tommaso d'Aquino; è la lingua destinata al canto gregoriano; è la lingua della Sacra Liturgia.
Perché, in breve, usare il latino e non la propria lingua?
Innanzitutto perché, in quanto lingua sacra della Chiesa, è adatta ad aiutare il fedele a cogliere il momento di sacralità in cui si è immersi durante il Sacrificio del Calvario; la straordinarietà di ciò che accade durante la Santa Messa viene in questo modo evidenziata anche con l'aiuto di una lingua “straordinaria”, cioè non di uso quotidiano. Poi, perché nelle versioni dei sacri libri, fatte in lingua latina, la Provvidenza divina trasfuse quella forza e quelle dolcezze che sarebbe inutile cercare nelle versioni fatte in qualcuna delle lingue volgari.
Inoltre la Chiesa Cattolica, presieduta da un capo solo e diffusa in tutte le nazioni della terra, deve avere per necessità una lingua universale intesa in qualsiasi luogo, e il latino è un chiaro ed evidente segno di questa unione cattolica: si trovino in America o in Africa, in Asia o in Europa, i cattolici assisteranno ad una Santa Messa identica a quella del loro Paese natale. (A tal proposito, si veda la catechesi n.32)
Per di più, il latino, essendo una lingua morta, diventa un efficace scudo contro ogni interpretazione delle lingue volgari, diventando un “antidoto ad ogni corruttela della pura dottrina” (Pio XII); altrimenti, le basi della Fede, delle opere dei Padri, le dichiarazioni e gli ordini del Supremo Capo della Chiesa verrebbero tradotte dall'uno all'altro idioma, e rimarrebbero corrotti ben presto, rompendo quell'unità e purità che invece il latino conserva.
Anche il Concilio di Trento è stato molto chiaro a riguardo: “Se qualcuno dicesse che la Messa deve essere celebrata soltanto nella lingua volgare... sia scomunicato” (Sessione XXII).
E' per queste ragioni che vogliamo e dobbiamo mantenere l'uso del latino nelle preghiere e nella Santa Messa. Le persone invece che non capiscono quanto sia importante per un cattolico preservare la lingua sacra, spesso si lamentano che il latino “non si capisce”. Vorremmo dunque ricordare che sin dal principio della nascita della Chiesa la liturgia e le preghiere sono state tramandate correttamente da padre a figlio, da ricco a povero, da erudito a incolto. Oggi si hanno molti più mezzi per potersi procurare un Messale dove leggere la traduzione delle preghiere e degli uffizi, se non con l'aiuto della memoria! Poi, la devozione farà il resto.
Il latino è la lingua usata dai primi padri della Chiesa, negli scritti di S. Agostino e di S. Tommaso d'Aquino; è la lingua destinata al canto gregoriano; è la lingua della Sacra Liturgia.
Perché, in breve, usare il latino e non la propria lingua?
Innanzitutto perché, in quanto lingua sacra della Chiesa, è adatta ad aiutare il fedele a cogliere il momento di sacralità in cui si è immersi durante il Sacrificio del Calvario; la straordinarietà di ciò che accade durante la Santa Messa viene in questo modo evidenziata anche con l'aiuto di una lingua “straordinaria”, cioè non di uso quotidiano. Poi, perché nelle versioni dei sacri libri, fatte in lingua latina, la Provvidenza divina trasfuse quella forza e quelle dolcezze che sarebbe inutile cercare nelle versioni fatte in qualcuna delle lingue volgari.
Inoltre la Chiesa Cattolica, presieduta da un capo solo e diffusa in tutte le nazioni della terra, deve avere per necessità una lingua universale intesa in qualsiasi luogo, e il latino è un chiaro ed evidente segno di questa unione cattolica: si trovino in America o in Africa, in Asia o in Europa, i cattolici assisteranno ad una Santa Messa identica a quella del loro Paese natale. (A tal proposito, si veda la catechesi n.32)
Per di più, il latino, essendo una lingua morta, diventa un efficace scudo contro ogni interpretazione delle lingue volgari, diventando un “antidoto ad ogni corruttela della pura dottrina” (Pio XII); altrimenti, le basi della Fede, delle opere dei Padri, le dichiarazioni e gli ordini del Supremo Capo della Chiesa verrebbero tradotte dall'uno all'altro idioma, e rimarrebbero corrotti ben presto, rompendo quell'unità e purità che invece il latino conserva.
Anche il Concilio di Trento è stato molto chiaro a riguardo: “Se qualcuno dicesse che la Messa deve essere celebrata soltanto nella lingua volgare... sia scomunicato” (Sessione XXII).
E' per queste ragioni che vogliamo e dobbiamo mantenere l'uso del latino nelle preghiere e nella Santa Messa. Le persone invece che non capiscono quanto sia importante per un cattolico preservare la lingua sacra, spesso si lamentano che il latino “non si capisce”. Vorremmo dunque ricordare che sin dal principio della nascita della Chiesa la liturgia e le preghiere sono state tramandate correttamente da padre a figlio, da ricco a povero, da erudito a incolto. Oggi si hanno molti più mezzi per potersi procurare un Messale dove leggere la traduzione delle preghiere e degli uffizi, se non con l'aiuto della memoria! Poi, la devozione farà il resto.
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