LAVORETTO DI NATALE PER I BAMBINI: IL PRESEPE

Ci stiamo avvicinando all’Avvento, il periodo di quattro settimane che precede il Santo Natale.
Sappiamo che, durante questo tempo, è utile e assai fruttuoso preparare le nostre anime ad accogliere il più devotamente possibile il Bambinello Gesù; ci possiamo impegnare ad esercitare una particolare virtù, possiamo offrire al Bambinello tutte le offese, le tentazioni, i sacrifici, possiamo digiunare e fare qualche mortificazione... tutto a maggior gloria di Dio e per la salvezza delle anime.

Come possiamo preparare i bambini alla venuta del Bambino Gesù?

Ecco un lavoretto dedicato proprio a loro. L’ho riproposto più volte negli anni precedenti ai bambini tra i 6-10 anni, durante le lezioni di catechismo, e posso assicurare che è sempre piaciuto molto.
Estremamente facile, ma anche molto significativo: si tratta di realizzare un Presepe durante le quattro settimane dell’Avvento. I bambini dovranno fare i fioretti di ogni personaggio che vorranno inserire nel loro lavoretto.
Senza prolungarmi oltre (è più facile a farsi che a dirsi!):

SAN PIO X, ORA PRO NOBIS

Aforisma

Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri!

La vita
 
Giuseppe Sarto nasce a Riese, in provincia di Treviso, il 2 giugno 1835.
Secondogenito di dieci figli, Giuseppe viene cresciuto in una vera famiglia cristiana, dove impara a pregare e a parlare con Gesù. Ragazzo intelligente e volenteroso, Giuseppe aiuta spesso il professore nelle lezioni, quando c’è qualcuno che ha bisogno di ripetere o quando il maestro deve assentarsi.

Impara alla svelta e molto bene anche il catechismo, gli piace molto essere un giovane cantore e serve così devotamente la S. Messa che la madre crede di vedere sull’altare un angelo.
Col tempo, cresce in lui il desiderio di farsi prete, ma i genitori non possiedono abbastanza denaro per gli studi. Tuttavia, lo rincuora il parroco dicendo che se Dio lo chiama, sicuramente sistemerà tutto.

Nel frattempo, come ogni ragazzo, Giuseppe si dedica maggiormente alla scuola e ai giochi, organizzando varie competizioni con gli amici e pregando insieme a loro nel Santuario di Cendrole dedicato alla Madonna Assunta.
In casa i lavoretti non mancano, Giuseppe aiuta sempre volentieri i genitori e a fine giornata la famiglia si riunisce tutta per pregare e parlare seriamente.

ELEMENTI DI CATECHESI - 23: LA NATURA DIVINA E UMANA DI GESU’ CRISTO

In Gesù Cristo sono due nature?
In Gesù Cristo sono due nature: la natura divina e la natura umana.

Che in Gesù Cristo vi siano la natura divina e la natura umana è evidente in ogni pagina del Vangelo.
Si pensi alle nozze di Cana (Gv 2, 1-13): Gesù Cristo, perché ha natura umana, siede a mensa, ristora il corpo con cibo e bevanda, pensa, parla, interroga, risponde; con la natura divina, cambia l’acqua in vino, servendosi dell’umanità come strumento congiunto con la Divinità.
Si pensi anche Gesù davanti alla tomba di Lazzaro: con la natura umana, Gesù si porta davanti al sepolcro, versa lacrime, freme, la lingua pronuncia il grande comando; con la natura divina, Gesù resuscita Lazzaro, dopo che il cadavere era già decomposto da quattro giorni.

Avendo la natura divina - perché Gesù è vero Dio - Gesù agiva come Dio e operava miracoli, leggeva nei cuori, vedeva il futuro ecc.
Avendo la natura umana - perché Gesù è vero uomo - Gesù Cristo ebbe un corpo e un’anima, perciò nacque, soffrì la fame nel digiuno, amò i suoi discepoli, volle compiere la volontà del Padre e sulla croce il corpo restò cadavere e Gesù emise lo spirito.

RILEGGIAMO IL CONCILIO DI TRENTO - 22/IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

SESSIONE XXIV (11 novembre 1563) 
Dottrina sul sacramento del matrimonio. 

Il vincolo del matrimonio fu dichiarato solennemente perpetuo e indissolubile dal primo padre del genere umano quando disse, sotto l’ispirazione dello Spirito santo: Questo, ora, è osso delle mie ossa e carne della mia carne. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla propria moglie: e saranno due in una sola carne (375).

Che questo vincolo dovesse unire e congiungere due persone soltanto, Cristo Signore lo insegnò più apertamente, quando, riferendo quelle ultime parole come pronunciate da Dio, disse: Quindi, ormai non sono più due, ma una sola carne e immediatamente confermò la stabilità di quel vincolo, affermata da Adamo tanto tempo prima, con queste parole: L’uomo, quindi, non separi quello che Dio ha congiunto (376).

Lo stesso Cristo, autore e perfezionatore dei santi sacramenti, con la sua passione ci ha meritato la grazia, che perfezionasse quell’amore naturale, ne confermasse l’indissolubile unità e santificasse gli sposi. Cosa che Paolo apostolo accenna, quando dice: Uomini, amate le vostre mogli come Cristo ha amato la chiesa ed ha sacrificato se stesso per essa (377). E poco dopo soggiunge: Grande è questo sacramento. Io dico in Cristo e nella chiesa (378).
Poiché, quindi, il matrimonio nella legge evangelica è superiore per la grazia di Cristo agli antichi matrimoni, giustamente i nostri santi padri, i concili e la tradizione della chiesa universale hanno sempre insegnato che si dovesse annumerare tra i sacramenti della nuova legge.

IL DISEGNO TENEBROSO

Guai a voi, maestri della legge, perché avete portato via la chiave della vera scienza: voi non ci siete entrati e non avete lasciato entrare quelli che avrebbero voluto: con queste tremende parole (Luca, 11, 52) Gesù Cristo rimprovera ai farisei il loro tradimento nei confronti della Legge divina e, nello stesso tempo, la loro superbia e la loro ipocrisia, che ha chiuso le porte dell’ovile alle pecorelle che avrebbero voluto entrarvi.

Il rimprovero di Cristo è di terribile attualità ai nostri giorni, quando la Chiesa cattolica pullula di tanti piccoli Narcisi, malati di ego, che cambiano a piacimento gli insegnamenti del divino Maestro, secondo l’estro e l’ispirazione del momento, bramosi di strappare applausi, di piacere al mondo, stravolgendo il Vangelo e trasformandolo in uno show permanente, dove la cosa più importante sono gli indici di gradimento e dove non c’è gesto, per quanto demagogico, né arringa, per quanto populista, che non si farebbero, pur di riuscire graditi al “pubblico”. 
Infatti, in un simile contesto, non si può più parlare di “fedeli” in senso proprio, ma solo di spettatori, a loro volta incoraggiati a perseguire, ciascuno, il trionfo del proprio piccolo ego, a pavoneggiarsi nel loro vacuo narcisismo, secondo il (pessimo) esempio dei pastori degenerati.