CHIESA E IMMIGRAZIONE/1


Corsia Giovani apre un dibattito sul tema dell'immigrazione; come premessa riportiamo le parole del Card. Giacomo Biffi che già nel 2000 metteva in guardia da un fenomeno che sarebbe di lì a poco deflagrato in tutta la sua emergenza e gravità: "Dovrebbe essere evidente a tutti quanto sia rilevante il tema dell’immigrazione nell’Italia di oggi; ma credo sia altrettanto innegabile l’inadeguata attenzione pastorale e lo scarso realismo con cui finora esso è stato valutato e affrontato. Il fenomeno appare imponente e grave; e i problemi che ne derivano – tanto per la società civile quanto per la comunità cristiana – sono per molti aspetti nuovi, contrassegnati da inedite complicazioni, provvisti di una forte incidenza sulla vita delle nostre popolazioni.


I generici allarmismi senza dubbio non servono, ma nemmeno le banalizzazioni ansiolitiche e le speranzose minimizzazioni. Né si può sensatamente confidare in un rapido esaurirsi dell’emergenza: è improbabile che tutto si risolva quasi autonomamente, senza positivi interventi, e la tensione stia per sciogliersi presto quasi come un temporale estivo, che di solito è di breve durata e non suscita prolungate preoccupazioni. 

A una interpellanza della storia come questa si deve dunque rispondere – come, del resto, davanti a tutti gli eventi imprevisti e non eludibili della vicenda umana – senza panico e senza superficialità. Vanno studiate le cause e va accuratamente indagata l’indole multiforme dell’accadimento; ma non si può neanche attardarsi troppo nelle ricerche e nelle analisi, senza mai arrivare a qualche provvedimento mirato e, per quel che è possibile, efficace, perché i turbamenti e le sofferenze derivanti dall’immigrazione sono già in atto".

LA REDAZIONE

14 commenti:

  1. Al pari del card. Biffi anche mons. Alessandro Maggiolini (compianto vescovo di Como), nel 2007 evidenziava quello che è uno dei problemi principali legato all'immigrazione: l'alibi buonista dei diritti senza doveri.
    Ovviamente, anche le parole di Mons. Maggiolini, come quelle del card. Biffi, sono cadute nel vuoto rimanendo totalmente inascoltate. Eppure ci avevano messo in guardia!
    “Diritti. - Tuonava Mons. Maggiolini - Ancora diritti. Sempre e soltanto diritti. Ma dove sono i doveri? Se si voleva dare lustro al buonismo italico, ci si è riusciti perfettamente. Il recente disegno di legge sull’immigrazione è una summa dei diritti che siamo impazienti di concedere, ma non vi è traccia dei doveri che dovremmo esigere in contraccambio a chi arriva in Italia per rendere migliori le proprie condizioni di vita. Hai un contratto di lavoro per sei mesi? Ti viene concessa la possibilità di un soggiorno per uno o due anni. E quando scade, questo permesso te lo rinnovano per due o quattro anni. Sei rimasto senza lavoro? Puoi permanere in Italia per almeno un anno usufruendo di tutti i diritti degli italiani. Ma chi paga? Entri in Italia clandestinamente, trasgredendo le leggi del tuo Paese e quelle italiane? Non aver paura: arrivi in modo illegale. Sarai accolto in un centro di accoglienza confortevole con il visto dell’Onu, delle Asl e di tutte le organizzazioni umanitarie. Dopo cinque anni di soggiorno in Italia, potrai accedere al diritto di voto che decide le sorti politiche delle nostre città; potrai votare e essere a tua volta votato. Agli immigrati non ci permettiamo di chiedere nulla, tutt’al più ci premuriamo di offrire loro dei corsi di lingua italiana e di conoscenza della Costituzione. Ma si tratta di un optional. Siamo aperti ad accogliere ugualmente bene, sia chi vi aderisce sia chi non li accetta. La Carta dei valori, della cittadinanza e dell’integrazione è una splendida enunciazione dei diritti dell’uomo universalmente riconosciuti. Peccato ci manchi il coraggio di chiedere che venga sottoscritta, in particolare per chi era stata originariamente elaborata.
    Non ci siamo proprio. I disegni di legge finora presentati, riducono il ruolo del governo a quello di semplice agenzia di collocamento senza limiti.[...] Diciamo la verità: destra e sinistra sono finite nel tranello della faziosità partitica e del disinteresse del bene della collettività, perché è estremamente difficile in Italia stabilire il quadro dei valori fondamentali che danno consistenza all’identità nazionale.
    La classe politica italiana dovrebbe capire che se vogliamo promuovere il bene degli immigrati, dobbiamo innanzitutto lavorare per il bene degli italiani. E visto che non possiamo costruire partendo da noi stessi perché ignoriamo chi siamo, in che cosa crediamo e la meta che dovremmo conseguire, finiamo per consegnare le nostre aspettative sugli altri. Così azzeriamo il nostro passato, relativizziamo il nostro presente, e mettiamo in forse tutto il nostro futuro”.

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  2. Faccio intimamente miei i pensieri e le riflessioni di S.E. Card. Giacomo Biffi, il quale, non tanto con preveggenza, quanto con illuminata e lucida intelligenza descriveva – già quattordici anni fa – la naturale evoluzione del fenomeno immigratorio e ne tracciava con paterna ma rigorosa sensibilità i cardini con cui affrontarlo. Mai così alte parole furono tanto «gridate nel deserto», anche ecclesiastico!
    Con filiale rispetto continuo tali riflessioni.
    Negli anni si è tentato di giustificare e di far accettare il fenomeno dell’immigrazione/invasione in vari modi; tra questi quello che più fa presa ed affascina i buonisti/benpensanti è il concetto di «multiculturalismo», essenzialmente inesistente e pericoloso. Mi spiego.
    L’Europa – così come è giunta a noi, intesa come entità culturale ben definita – è nata dall’incontro di due grandi culture: quella greco-romana e quella germanica, le quali hanno trovato la loro sintesi nel Cristianesimo. Da questa sintesi sono stati costruiti, nei secoli, i valori, gli ideali, i principi che hanno informato la società, l’arte, l’economia, il diritto, le relazioni tra Stati: per secoli l’Europa è stata politicamente divisa, ma era ben individuabile ed inscindibile nella condivisione dei valori. E non è un caso che la prima testimonianza scritta dell’aggettivo «Europei» compaia come sinonimo di «Cristiani»: in una cronaca dell’epoca, gli «eserciti europei» nella battaglia di Poitiers, contrapposti all’esercito islamico. Finché fu così (Poitiers, ma anche Lepanto, Vienna ecc.), l’Europa era punto di riferimento per il mondo via via conosciuto. non deve sorprenderci neppure il fatto che, con il ribaltamento della prospettiva (un’Europa politicamente unita ma non più definibile nei valori cristiani comuni), il Continente sia entrato in crisi, così come entrò in crisi l’Impero romano quando scemò l’identificazione del civis con il miles, portatore dei valori fondanti della società romana.
    Fatte queste premesse, torniamo al «multiculturalismo»: riconoscerlo come valore e porlo a fondamento delle attuali scelte immigratorie significa porre sullo stesso piano valoriale tutte le culture, negarne la peculiarità creando non una sintesi ma una strisciante contrapposizione tra posizioni tra loro inconciliabili, in quanto tutte portatrici e sostenitrici di «verità» (le culture greco-romana e germanica non portavano dogmi, ma valori: per questo fu possibile la sintesi nel Cristianesimo, che invece porta verità). È, fondamentalmente, un discorso parallelo a quello del preteso «ecumenismo», il quale, accettando più verità, implicitamente le nega. La conseguenza è aggravata dall’attuale inconsistenza culturale e valoriale dell’Europa, causata dal rapido venir meno del fondamento cristiano: culture più «forti» nella difesa delle idee e più «muscolari» nei mezzi per difenderle – che scientificamente (non nascondiamoci dietro al buonismo!) organizzano prima l’esodo di intere popolazioni e poi la rivendicazione di mutamenti comportamentali, culturali e sociali che non si potranno rifiutare – prenderanno il sopravvento.
    Un ultimo appunto. In epoca moderna, e soprattutto nel Novecento, grandi tragedie sono nate dall’impossibile (essenzialmente impossibile!) convivenza di culture diverse (i Balcani, per fare un esempio), e ciò – per chiudere il cerchio – basterebbe per negare validità all’ideologia del «multiculturalismo» e vedere con preoccupazione l’attuale epocale invasione di massa dell’Europa, cui inermi ed impotenti – anzi imbelli! – assistiamo.

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    1. Il problema immigrati a scuola viene spesso banalizzato a "fuga dalla guerra", spesso viene presentato ai ragazzi italiani come un semplice discorso di solidarietà: bisogna immedesimarsi nelle condizioni di quella gente che "sceglie tra la vita e la morte". Discorsi di questo tipo, veramente nauseabondi nella loro meschina forma puramente emotiva e superficiale, a volte vengono spesso approvati da chi non ha una visione oggettiva della situazione.

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  3. Per facilitarne la lettura, raccomandiamo a coloro che inviano commenti di essere concisi e non troppo prolissi nella stesura delle proprie riflessioni. Grazie.
    La Redazione

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  4. Sarò rapido e conciso: rimaniamo cattolici, difendiamo la Tradizione e preghiamo molto perché da questa invasione barbarica non ci può tirar fuori nessuno se non Dio stesso.
    In effetti un'alternativa ci sarebbe... ma "chi di spada ferisce di spada perisce" è scritto.

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    1. Richiamando ancora i suoi avvertimenti, Mons. Maggiolini diceva: “Ormai ci siamo lasciati invadere, e ancora sottovalutiamo il problema... Ho sempre pensato e penso tuttora che dobbiamo essere attenti a preservare la nostra cultura, il nostro linguaggio, le nostre categorie mentali. […]".
      Alla domanda dell'intervistatore: “Pensa che ora sia tardi? Siamo stati invasi?”
      "Certamente, è sotto gli occhi di tutti. Ormai il pericolo è che si “arabizzi” la cultura occidentale".
      “La colpa di questa presunta “arabizzazione” è anche dei cattolici?”
      "Non c'è dubbio, non si capisce più da che parte stiano i nostri cattolici – risponde Mons. Maggiolini - Oggi prevale uno scetticismo gaudente-borghese, che non ha più idee. Il tavolo è libero, lo occupi chi vuole. Dobbiamo ritrovare il coraggio di essere cattolici sul serio. Mentre i musulmani sono musulmani, molti cattolici invece rischiano di non esserlo più, se non di facciata. E purtroppo i più non si rendono neppure conto della gravità del problema, della necessità di prendere sul serio la nostra fede per contrastare questa invasione".
      Che a mio parere va contrastata con ogni mezzo: l'esortazione evangelica richiamata (...chi di spada ferisce...) non va equivocata; nel caso in cui si è in presenza di un aggressore (e gli islamici non hanno mai nascosto il loro odio verso l'Occidente e nemmeno il loro obiettivo di conquistarlo e convertirlo anche violentemente) è cristianamente legittimo l'uso della forza per difendere se stessi e, soprattutto in questo caso, il futuro delle nostre generazioni affinché possano continuare ad essere cristiane e perciò libere ("la Verità vi renderà liberi" Gv8, 31-32), scongiurando il rischio di doversi svegliare la mattina al suono di un muezzin nel minareto accanto a casa... con annessi e connessi...

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    2. Abbiamo riscoperto le crociate.

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    3. Sono d'accordo con Alessandro Erbaglio: l'accoglienza non può ridursi ai soli diritti ma sono evidentemente necessari il dovere del rispetto del paese ospitante, il dovere del riconoscimento dei diritti non negoziabili, il dovere del rispetto delle regole basilari di convivenza... In caso contrario è più che lecito respingere o defenestrare chi non intende "adattarsi", magari facilitando l'immigrazione di quanti, invece che musulmani, sono cattolici. In questi tempi di cattolicesimo molle, non si tratta di fare i guerrafondai ma servirebbe eccome una sana crociata in difesa della fede!
      Paolo

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  5. Sono d'accordo anch'io, ma come si fanno a difendere i confini di uno stato che esiste solo sulla carta perché subordinato ad un'Europa che non è più, non dico cattolica, ma nemmeno vagamente cristiana? Siamo tra l'incudine ed il martello, anche se... questa incudine mi ricorda sempre di più una falce... Riguardo la mia citazione, siamo convinti di essere disposti al martirio o udito lontano il suono delle scimitarre già ce la faremo addosso? Anche S.Pietro all'inizio aveva sguainato la spada, poi... il gallo ha cantato.

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    1. Traduco: dato che i nostri glutei sono ancor troppo adagiati nella bambagia per pensare ad una reazione, chi combatterà per noi questa battaglia? La verità è che l'Islam è entrato in Europa esattamente come il modernismo nella Chiesa: in punta di piedi e nessuno è più in grado di combatterlo perché nessuno è disposto a rischiare la propria vita per difendere la Fede. E per "propria vita" intendo anche solo la propria posizione sociale.

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  6. Alcune parole pungenti del card. Biffi (estratto da un'intervista al Corriere della Sera, 1 ottobre 2000): «Io non ho nessuna paura dell' Islam. Ho paura di altre cose. Ho paura della straordinaria imprevidenza dei responsabili della nostra vita pubblica. Ho paura dell' inconsistenza dei nostri opinionisti. Ho paura dell' insipienza di molti cattolici, specie i più acculturati e loquaci. In questi giorni, leggendo certi interventi, più volte sono stato tentato di ripetere una frase [...]: "Contro la stupidità sono senza difesa". Ma non l' ho fatto perché non è vero che non c' è rimedio alla stupidità. Chi crede sa che Cristo ha già vinto il mondo». […] I fedeli dell' Islam «nella stragrande maggioranza vengono da noi risoluti a restare estranei alla nostra umanità», dunque «ben decisi a restare sostanzialmente diversi in attesa di farci diventare tutti sostanzialmente come loro». I musulmani «hanno un diritto di famiglia incompatibile con il nostro, una concezione della donna lontanissima dalla nostra, soprattutto hanno una visione rigorosamente integralista della vita pubblica»: sorprendente, dice il card. Biffi, che non ci si accorga di questi pericoli. Ma ad amareggiare il card. Biffi sono stati gli interventi di molti cattolici che, a suo parere, sono generosamente pronti all'aiuto materiale agli immigrati ma sono anche tentati, in nome «del semplice dialogo ad ogni costo», di rinunciare all'evangelizzazione. Un gravissimo errore, dice Biffi, perché «il Signore non ci ha detto: "Predicate il Vangelo a ogni creatura, tranne i musulmani, gli ebrei e il Dalai Lama"». Per il card. Biffi, insomma, il vero pericolo per la Chiesa non viene dagli immigrati di altre fedi, ma da quei cristiani che rinunciano alla propria identità, «preparando la loro estinzione».

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    1. E' proprio perché so di essere stupido che ho fatto tante domande, non mi sembra che abbiano trovato risposta. Non mi si fraintenda, non ho mai pensato al dialogo con i vari pagani, solo, come al cardinale, mi fanno meno paura i violenti dei corrotti sodomiti di questa Europa. Gli uni possono uccidere solo i corpi, gli altri fanno strage di innocenti con la loro ideologia.
      E poi sì, è vero che le porte dell'inferno non prevarranno, ma prima della Domenica c'è il Venerdì...
      proprio per mettere alla prova la fede di molti.

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  7. Vorrei far notare che un conto è l'uso della violenza, un altro l'uso della forza. La prima, dal punto di vista cattolico, non è mai giustificabile, la seconda invece sì. La violenza è sempre da condannare, la forza è invece persino legittima in determinate situazioni... I discepoli di Gesù sanno che è un dovere l'impegno di carità verso il prossimo che si trovi nel bisogno; ma quando si parla di musulmani, questa azione pastorale non basta ma richiede un esame approfondito. A metterci in guardia sono i nostri fratelli nella fede che vivono in paesi a maggioranza musulmana e che ci avvisano del pericolo di un errore di prospettiva che potrebbe falsare il nostro giudizio: quello di limitarci ad un approccio puramente culturale con l'islamico di turno. Chi conosce per esperienza diretta i comportamenti dei musulmani ci racconta della loro durezza nell'esigere che gli altri si adeguino alle loro norme di vita, della loro intolleranza religiosa che sfocia nella violenza anche assassina, della loro inaffidabilità quanto alla parola data, della loro intenzione di conquista e sottomissione di chi non si sottomette all'Islam, della loro concezione della donna e della famiglia lontana anni luce da quella cristiana... Questo Islam può essere affrontato e la sua prepotenza sconfitta solo dal cattolicesimo (che sa bene dove sta la Verità): ma qui sta il vero problema. Quanti oggi sono coloro che si dicono cattolici e lo sono veramente? Quanti sono pronti a pregare e finanche a battersi per la difesa della Fede?...insomma: quanti sono per Cristo?

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  8. Leggendo i commenti, ho notato che sono due i problemi di cui si discute: il primo è senz'altro quello dell'immigrazione/attacco dei musulmani, il secondo invece riguarda la tiepidezza dei cristiani e la loro apparente mancanza di difesa.
    Vorrei sottolineare il fatto che il cristiano solo di nome peggiora la situazione: è pericoloso infatti sia per sé stesso (dice Nostro Signore Gesù Cristo, "La Mia anima nell'Orto degli Ulivi ha provato la più grande ripugnanza per un'anima tiepida. Sono state loro la causa per cui ho detto. Padre, allontana da me questo calice, se questa è la Tua volontà." ) sia per il bene della Chiesa. Difatti. In questa situazione particolare sarebbe davvero necessario per la Chiesa avere lo stesso spirito che la animava nel Medioevo, lo spirito della Tradizione; in questi tempi in cui Essa è colpita specialmente dall'interno, come potremo essere sicuri di una futura lotta (come furono le crociate) contro gli infedeli che ci invadono? se, come giustamente si è detto, non si vuole evangelizzare?
    Lo spirito di un vero cattolico ha in sé la forza di resistere sempre e comunque in difesa della fede, specialmente dopo aver ricevuto il Santo Sacramento della Cresima; non si può domandarsi quanti di noi sarebbero in grado di combattere per la fede, a meno che non siamo più convinti della Grazia che il Sacramento ci ha infuso: l'essere i soldati di Cristo!
    Aggiungo solo che San Pietro non era stato appunto cresimato il giorno in cui ha rinnegato, mentre dopo la Pentecoste è morto martire in difesa della Fede.
    Attenzione! Il timore non coincide con la codardia, anzi è legittimo e può inoltre portare a grandi atti di eroismo.

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