Fin dai primi tempi del cristianesimo nei mosaici e nelle pitture murali delle Basiliche si rappresentava l’Agnello come simbolo che riuniva in sé l’idea del Sacrificio di Gesù e quella della Sua Vittoria. Nella sua posa piena di dolcezza, l’Agnello esprimeva la dedizione che lo ha condotto a dare il suo Sangue per la salvezza dell’umanità. Fu dipinto armato di croce, dalla quale sventolava una bandieruola trionfale.
Giunta la pienezza dei tempi, Dio inviò il suo Figliuolo sulla terra. Il Verbo incarnato, che non si era ancora manifestato agli uomini, un giorno camminava sulle rive del Giordano: Giovanni Battista Lo indicò ai discepoli dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato dal mondo”. Il santo Precursore in quel momento annunciava la Pasqua, poiché avvertiva gli uomini che, finalmente, la terra possedeva il vero Agnello, l’Agnello di Dio, atteso da tanto tempo.
Ecco, era venuto questo Agnello, più puro di quello di Abele, più misterioso di quello di Abramo, più esente da ogni macchia di quello che gli Israeliti offrivano in Egitto.
E’ veramente l’Agnello implorato con tanta insistenza da Isaia; un Agnello mandato dallo stesso Dio.
Abbiamo assistito al suo sacrificio, abbiamo visto la sua pazienza, la sua dolcezza sotto il coltello che Lo uccideva e siamo stati bagnati dal suo Sangue che ha lavato tutti i nostri peccati.
Il santo giorno di Pasqua Egli si è risvegliato da se stesso: si è alzato in piedi, quale Agnello per noi, Leone per i suoi nemici, unendo d’ora in avanti la forza e la dolcezza. E’ il mistero completo della Pasqua: un Agnello trionfatore, ubbidito, adorato.
Rendiamogli l’omaggio che Gli è dovuto e, aspettando di unire le nostre voci a quelle di milioni di Angeli, ripetiamo fin d’oggi sulla terra: “E’ degno, l’Agnello che è stato immolato, di ricevere la virtù e la divinità, e la sapienza e la fortezza e l’onore e la gloria e la benedizione” (Apoc. 5, 12).
Giunta la pienezza dei tempi, Dio inviò il suo Figliuolo sulla terra. Il Verbo incarnato, che non si era ancora manifestato agli uomini, un giorno camminava sulle rive del Giordano: Giovanni Battista Lo indicò ai discepoli dicendo: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco Colui che toglie il peccato dal mondo”. Il santo Precursore in quel momento annunciava la Pasqua, poiché avvertiva gli uomini che, finalmente, la terra possedeva il vero Agnello, l’Agnello di Dio, atteso da tanto tempo.
Ecco, era venuto questo Agnello, più puro di quello di Abele, più misterioso di quello di Abramo, più esente da ogni macchia di quello che gli Israeliti offrivano in Egitto.
E’ veramente l’Agnello implorato con tanta insistenza da Isaia; un Agnello mandato dallo stesso Dio.
Abbiamo assistito al suo sacrificio, abbiamo visto la sua pazienza, la sua dolcezza sotto il coltello che Lo uccideva e siamo stati bagnati dal suo Sangue che ha lavato tutti i nostri peccati.
Il santo giorno di Pasqua Egli si è risvegliato da se stesso: si è alzato in piedi, quale Agnello per noi, Leone per i suoi nemici, unendo d’ora in avanti la forza e la dolcezza. E’ il mistero completo della Pasqua: un Agnello trionfatore, ubbidito, adorato.
Rendiamogli l’omaggio che Gli è dovuto e, aspettando di unire le nostre voci a quelle di milioni di Angeli, ripetiamo fin d’oggi sulla terra: “E’ degno, l’Agnello che è stato immolato, di ricevere la virtù e la divinità, e la sapienza e la fortezza e l’onore e la gloria e la benedizione” (Apoc. 5, 12).
(Fonte: Il Crociato - FSSPX)
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