Aforisma
“Dio mi indica la vera felicità”.
La vita
S. Luigi Gonzaga nacque a Castiglione delle Stiviere presso Mantova, il 9 marzo 1568. Il parto fu molto difficile tanto da far temere per la vita della madre e del bambino, ma un voto alla Madonna di Loreto fece risolvere la situazione. Mamma Marta, contessa Tana di Santena, avviò il figlio fin da piccolo alla preghiera, mentre il padre Ferrante Gonzaga, appartenente alla corte spagnola di Federico II, cercò di indurlo subito alla vita militare portandolo con sé, a soli quattro anni, nella caserma di Casalmaggiore sul Po. Il piccolo Luigi, affascinato dalle armi da fuoco, una notte prese di nascosto della polvere da sparo e caricò un pezzo d’artiglieria. Con una buona dose d’incoscienza sparò, rischiando di essere schiacciato dal retrocedere dell’arma.
In caserma assimilò il volgare linguaggio dei soldati senza peraltro capirne bene il significato. Quella polvere sottratta e quella parlata oscena furono probabilmente le uniche mancanze della sua infanzia, il cui rimorso lo accompagnerà fino alla morte. All’età di sette anni avvenne la conversione: iniziò a recitare per diverse ore al giorno le orazioni “ordinarie”, i sette salmi penitenziali, l’ufficio della Madonna e i quindici salmi graduali.
“Dio mi indica la vera felicità”.
La vita
S. Luigi Gonzaga nacque a Castiglione delle Stiviere presso Mantova, il 9 marzo 1568. Il parto fu molto difficile tanto da far temere per la vita della madre e del bambino, ma un voto alla Madonna di Loreto fece risolvere la situazione. Mamma Marta, contessa Tana di Santena, avviò il figlio fin da piccolo alla preghiera, mentre il padre Ferrante Gonzaga, appartenente alla corte spagnola di Federico II, cercò di indurlo subito alla vita militare portandolo con sé, a soli quattro anni, nella caserma di Casalmaggiore sul Po. Il piccolo Luigi, affascinato dalle armi da fuoco, una notte prese di nascosto della polvere da sparo e caricò un pezzo d’artiglieria. Con una buona dose d’incoscienza sparò, rischiando di essere schiacciato dal retrocedere dell’arma.
In caserma assimilò il volgare linguaggio dei soldati senza peraltro capirne bene il significato. Quella polvere sottratta e quella parlata oscena furono probabilmente le uniche mancanze della sua infanzia, il cui rimorso lo accompagnerà fino alla morte. All’età di sette anni avvenne la conversione: iniziò a recitare per diverse ore al giorno le orazioni “ordinarie”, i sette salmi penitenziali, l’ufficio della Madonna e i quindici salmi graduali.