ELEMENTI DI CATECHESI - 3: DIO (terza parte)

Dio può fare tutto?
Dio può fare tutto ciò che vuole: Egli è l’Onnipotente.

Ogni volta che diciamo il Credo esprimiamo la nostra fede nell’onnipotenza di Dio: Io credo in Dio, Padre onnipotente ... . La Sacra Scrittura dice: Vi è forse qualcosa di difficile per Iddio?
Gli uomini possono fare tante cose, ma non possono fare tutto; solo Dio, per via della sua onnipotenza, può fare tutto ciò che vuole.
Ciò non significa che Dio possa fare cose assurde, poiché l’assurdo è impossibile in se stesso, perché contraddittorio nei termini: un cerchio non potrà mai essere quadrato, perché quadrato e cerchio si escludono a vicenda. Non si può essere sani e ammalati, buoni e cattivi, vecchi e giovani nello stesso tempo.

RIFLETTO:
Con la sua onnipotenza Dio può punire in ogni istante i nostri peccati e premiare le nostre opere buone. Stiamocene quindi davanti a Lui nell’umiltà, intenti solo ad operare il bene.

Dio può fare anche il male?
Dio non può fare anche il male perché non può volerlo; ma lo tollera per lasciar libere le sue creature, sapendo poi ricavare il bene anche dal male.

1. Il male è la mancanza del bene dovuto a chi ne è privo. Quando manca un bene fisico, il male è fisico. Se invece manca una perfezione morale, il male è morale. Il vero male è solo quello morale, non quello fisico. Dio può volere il male fisico per un bene superiore: Gesù Cristo volle la passione e morte, con tutte le sofferenze, per il bene della nostra salvezza. Dio invece non può volere il male morale perché è Bontà infinita: se potesse volere e quindi fare il male, offenderebbe se stesso, non sarebbe più il Sommo Bene senza alcun male e non sarebbe Dio. Ma come può Dio non voler essere Dio?

2. Il più grande dono naturale datoci da Dio è la libera volontà, con cui possiamo volere o no, scegliere una cosa piuttosto che un’altra senza essere costretti in alcun modo. Dio ci ha dato la libertà perché scegliamo senza costrizioni il bene da Lui voluto, ma possiamo anche usare male la libertà scegliendo il male e commettendo peccato nel fare ciò che Dio ci ha proibito o non facendo ciò che ci ha comandato.

RIFLETTO:
Chi abusa della libertà per fare peccato lavora per la sua rovina.


3. Dio permette il male per fini che conosciamo solo in minima parte, ma sappiamo che lo fa per ricavarne sempre qualche bene. Ad esempio, Egli permette le persecuzioni contro la Chiesa per purificare i suoi eletti, rendendoli più simili a Cristo e maggiormente meritevoli della gloria celeste. Dai mali immani delle guerre sa trarre il bene di eroismi sublimi di carità. Permise il tradimento di Giuda per farlo cooperare indirettamente al sommo bene della Redenzione.

ESEMPIO:
Il re Manasse peccò inducendo il suo popolo eletto all’idolatria. Per punirlo Dio lo colpì con i suoi castighi e lo lasciò cadere in balia dei nemici, che lo condussero nella schiavitù dell’esilio. Lontano dal trono e dalla patria, il re si ravvide, fece penitenza e, ritornato con l’aiuto del Signore nel suo regno, abolì l’idolatria e restaurò il culto del vero Dio (v. 2 Cron 33, 9-17).


Dio ha cura delle cose create?
Dio ha cura e provvidenza delle cose create, e le conserva e dirige tutte al proprio fine, con sapienza, bontà e giustizia infinita.

Così come una madre, dopo aver dato alla luce il figlio, lo cura, lo nutre, lo custodisce, lo educa, lo assiste amorosamente, così Dio ha cura delle sue creature in modo infinitamente più grande: Dio è sapienza infinita e conosce perfettamente ciò che ha creato; è onnipotente e può averne cura; è infinitamente buono, ama le sue creature, e non può fare a meno di averne cura e di provvedere ad esse quanto occorre.

RIFLETTO:
Non angustiatevi per la vostra vita di quello che mangerete, né per il vostro corpo, di quello che vestirete. La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, non mietono, non raccolgono in granai, e il Padre vostro celeste li nutre. E voi non valete di più? (Mt 6, 25-26; cfr. ivi, 26-34).


Le creature per continuare ad esistere e a operare devono essere conservate dalla Sorgente del loro essere e del loro potere; se Dio non le conservasse con la sua onnipotenza, gli esseri creati scomparirebbero nel nulla, da cui furono tratti nella creazione. Come potrebbe una cosa durare se Tu, o Dio, non volessi? E conservarsi quello che non fosse voluto da Te? (Sap. 11, 26).

La provvidenza divina si manifesta specialmente nell’assegnare il fine o meta voluta dalla sua sapienza alle singole cose, nel dare loro le vie o mezzi necessari per raggiungerlo e nel dirigere con la sua potenza perché ognuna consegua il proprio fine, e tutte assieme gli diano la gloria a cui ha diritto.

Nella divina provvidenza ...

l’infinita sapienza di Dio regola tutto tramite leggi e vie sapientissime. Nel creato esiste un ordine meraviglioso dove ogni cosa tende al suo fine particolare e dove tutti gli esseri uniti cantano la sapienza e la grandezza di Dio. Solo l’uomo che usa male della sua libertà può andare contro l’ordine della sapienza divina.

la divina bontà crea, conserva, dirige per amore ogni cosa alla perfezione e tutto ha posto al servizio dell’uomo perché riconosca l’amore di Dio e canti, a nome di tutti gli esseri, la gloria divina.

la giustizia di Dio si manifesta nel dare a ogni cosa ciò che le è necessario per conseguire il proprio fine, e nel premiare o punire gli esseri liberi che osservano la legge morale o la trasgrediscono.

RIFLETTO:
Apriamo gli occhi e guardiamo l’impronta di Dio nelle sue creature. Dall’umilissimo filo d’erba agli astri smisurati, tutto canta la sapienza, la bontà, la giustizia di Dio, ed è via che ci conduce a Lui, nostro principio, modello e fine
.

ESEMPIO:
Nostro Signore Gesù Cristo permise che la turba, la quale lo seguiva volenterosa di ascoltare la sua parola, avesse a soffrire la fame, per compensarla poi moltiplicando miracolosamente cinque pani d’orzo e due pesci in modo da sfamare cinquemila persone, e avanzare dodici canestri di pane. (v. Gv 6, 1-15). 

(Veronica Tribbia - Dal Catechismo di San Pio X e dal testo Le verità rubate)

SANTA GIOVANNA D'ARCO

Giovanna d'Arco, nota anche come la pulzella, è stata un'eroina nazionale francese del XV secolo e certamente una tra le piú grandi donne dell'umanità. Nata nel 1412 a Domremi, un paese della Lorena, risollevò, tra il 1429 e il 1430 le sorti di una Francia che da oltre 90 anni sembrava in balia degli inglesi. Le sue visioni, dove figuravano l'arcangelo Michele, santa Caterina e santa Margherita iniziarono quando aveva 13 anni nel 1425.

Venne accolta a corte nel 1429 dopo numerose resistenze e opposizioni da parte dei comandanti militari e messa immediatamente alla prova. Era stato infatti fatto sedere sul trono un falso re, che lei smascherò subito e riconobbe nella sala il vero delfino di Francia. Ella riuscì a trarlo da parte e il re, un personaggio incredibilmente disilluso e pessimista, accettò immediatamente l'aiuto di Giovanna. La spada che la pulzella impugnò nel corso della sua carriera militare fu disseppellita nella chiesa di Santa Caterina, dove nessuno, neppure i monaci, sapeva dell'esistenza di tale spada, che le fu rivelata in una visione. La prima impresa che compì fu la liberazione della città di Orléans dall'assedio che la cingeva da ogni lato. Dopo essere penetrata nottetempo nella città infuse coraggio tra i soldati e gli abitanti che stavano per arrendersi. Condotto l'esercito francese alla vittoria e rotto l'assedio si diresse all'importante e vicina fortezza di Le Tourelles. La promise ai suoi uomini che avrebbero espugnato la fortificazione entro il tramonto. A mezzogiorno venne colpita da una freccia, che estrasse ella stessa in mezzo al campo di battaglia e venne immediatamente portata a medicarsi. Mentre l'impeto francese si stava affievolendo e i generali stavano per suonare la ritirata, un'ora prima del tramonto Giovanna tornò a combattere e i francesi espugnarono l'ultima torre ancora sotto controllo inglese.

Dopo una serie di vittorie strabilianti e fulminee nel centro della Francia, Giovanna portò il delfino Carlo VII alla cattedrale di Reims affinché fosse incoronato come da tradizione. Tuttavia, nel tentativo di liberare Parigi, senza che le voci le avessero ordinato di farlo, subì la sua prima sconfitta. Dopo questa lezione di umiltà le voci le predissero la successiva cattura. Nel maggio 1430 durante la difesa di Compiegne, in nettissima inferiorità numerica, quando le truppe si ritiravano entro le mura venne catturata mentre lottava nella retroguardia. Fatta prigioniera venne condotta a Ruan dove trascorse tutto l'inverno in carcere, in una piccola cella sporca, fredda e buia, legata al letto con una pesante catena.

Giovanna sarebbe stata giudicata da inquisitori francesi favorevoli alla causa inglese e il pubblico accusatore, Pierre Cochon fece di tutto per dimostrare che era una strega nel tentativo di mettere in discussione la legittimità del potere di Carlo VII e lo status di nazione della Francia, per rimettere in gioco il diritto dell'Inghilterra a imporsi sul continente. Le fu negato un avvocato difensore, e fu abbandonata dal re che sedeva sul trono solo grazie lei, ma le voci non la lasciarono. Durante il processo, la contadina diciannovenne poco istruita dovette confrontarsi con esperti di teologia, filosofia e legge dell'università di Parigi. Questo fu una grandissima farsa e per cinque mesi fu interrogata due volte al giorno per capire se la sua fede fosse conforme all'ortodossia, con domande ambigue appositamente formulate per farla confondere e indurla a dichiarazioni che sarebbero servite ad accusarla. La giovane però mantenne grande lucidità mentale per mesi dimostrando in maniera eccezionale e miracolosa una straordinaria competenza e la giuria non trovò nessun capo d'accusa, sicuramente non fu solo il buon senso ad evitarle contraddizioni. Fu allora che Pierre Cochon decise allora di incriminarla per le sue azioni e non per le sue idee. Ella aveva indossato abiti maschili per viaggiare piú sicura nella Francia occupata ma ciò andava contro un passo del Deuteronomio: "La donna non indosserà abiti maschili, né l'uomo vestirà indumenti femminili". Questa fu l'unica accusa che i giudici trovarono contro Giovanna, durante il processo, infatti, non avevano trovato nessuna prova per condannarla. Venne dichiarata eretica e scomunicata; in preda al panico dichiarò di essersi inventata tutto e di di essere una imbrogliona. Fu costretta a firmare una falsa confessione precedentemente preparata e le venne revocata la condanna a morte. Ora che aveva proclamato di non aver mai udito nulla e di non esser né una profetessa né una strega venne condannata all'ergastolo e rinchiusa in una squallida cella, le venne riservato un trattamento brutale e forse fu anche violentata, ora che non era più sospettata di legami con il demonio era vulnerabile agli abusi dei suoi carcerieri. Ma quattro giorni dopo, per ritrattare le sue dichiarazioni, indossò di nuovo abiti maschili, scelse la morte sul rogo. Dichiarò di aver nuovamente sentito le voci e che attraverso le due sante (Margherita e Caterina) aveva saputo che Dio era addolorato dal suo tradimento e che con quello si era dannata.

Dopo questa dichiarazione fatale Cochon la dichiarò colpevole di idolatria, invocazione del demonio e numerosi altri crimini, quindi eretica e relapsa. Il boia le rasò completamente il capo e venne condotta al rogo per essere arsa viva. Mentre era soffocata dal fumo e straziata dalle fiamme mostrò una calma straordinaria e prima di spirare invocò il nome di Gesù. Si udì un ufficiale inglese commentare: "Siamo perduti, abbiamo ucciso una Santa!".

Nell'arco di 20 anni si realizzarono le profezie delle voci e gli inglesi vennero scacciati dal suolo francese dopo quasi 100 anni di guerra. Il sovrano però non poteva tollerare che il suo nome e il suo trono fossero legati ad un'eretica, quindi ordinò una revisione del processo. Poiché la sentenza emessa era caratterizzata da evidenti errori di fatto e di diritto fu dichiarato senza effetto e quindi nullo. Dopo quasi 500 anni, nel 1920 il Vaticano la dichiarò Santa.

La storia della vita di questa giovane ragazza ci offre degli spunti interessanti di esperienza di fede cristiana. Il primo é che la guerra deve essere considerata una misura estrema, Dio infatti non chiamò alle armi un uomo avvezzo alla battaglia, ma una donna umile e che mai avrebbe pensato di impugnare la spada. Il secondo insegnamento fondamentale é l'importanza delle identità nazionali, Giovanna lotta per la Francia contro un'ingorda Inghilterra che vuole inglobare il regno di Francia tra i suoi possedimenti. Tutte le ideologie cosmopolite e internazionaliste sono di stampo illuminista e anticristiano in quanto propongono l'annientamento dell'identità culturale che deve essere invece difesa, se necessario, con la spada. Come l'uomo nasce in una famiglia e deve essere devoto a quella così egli nasce in una società e deve lottare per essa. L'amor patrio é, dunque, un valore cristiano. Il terzo concetto é l'importanza della lotta per la verità. Ella non vuole il potere, che invece cercano Carlo VII e gli inglesi, lei combatte solo in nome della giustizia. Mentre i sovrani iniziavano a trattare, dopo le numerose vittorie della pulzella, lei rifiutò il dialogo con gli invasori e continuò a lottare in nome di Dio. Speriamo che ci sia fatto dono di altre donne come lei, prima della Fine.

(Martino Nozza Bielli)